È possibile pensare a un mondo in cui i conflitti siano affrontati senza armi? È questa la domanda al centro del 13esimo convegno “Le radici dei diritti” che si terrà venerdì 1 e sabato 2 dicembre nell’aula magna del Polo Zanotto. Una iniziativa che si è via via consolidata negli anni diventando un appuntamento fisso per affrontare con i giovani del territorio temi importanti in materia di diritti politici, sociali e di cittadinanza.
Saranno più di un migliaio gli adolescenti di alcuni dei principali istituti scolastici veronesi che si troveranno in ateneo per discutere della guerra e della violenza ascoltando le testimonianze significative di ospiti come il fondatore della Comunità di sant’Egidio Andrea Riccardi, la giovane palestinese Sara Rawash, il generale Luca Covelli che ha prestato servizio in Afghanistan, il magistrato Fauso Pocar già presidente del Tribunale internazionale per i crimini nella ex-Jugoslavia e i veronesi Giulio Saturni e Claudia Terragni del gruppo “One bridge to Idomeni”.
L’iniziativa è promossa dai dipartimenti di Culture e Civiltà, Diagnostica e Medicina di comunità e Scienze giuridiche insieme al Comitato unico di garanzia dell’università e a numerosi insegnanti delle scuole superiori veronesi.
La guerra
“Il tema dell’iniziativa di quest’anno riguarda l’aspetto più tragico della storia dell’umanità, quello della guerra – spiegano gli organizzatori -. Le attuali generazioni, dopo la terribile tragedia della seconda guerra mondiale e per la prima volta nella storia dell’Europa, non hanno conosciuto la guerra direttamente sulla loro pelle. Ma molte guerre ci sono state e sono attualmente in corso in tutto il mondo con terribili conseguenze per le popolazioni civili; guerre che si riflettono direttamente o indirettamente anche sulle nostre vite. Inoltre è difficile non considerare come uno scenario di guerra diffusa i terribili attentati che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi anni”.
È possibile invertire questa tendenza? È possibile pensare a un mondo in cui i conflitti tra le nazioni o all’interno delle nazioni siano affrontati senza dovere ricorrere alle armi? “Crediamo di sì – rispondono gli organizzatori – e che il diritto alla pace sia un obiettivo che si può raggiungere soprattutto con l’impegno di tutti e in particolare dei giovani che rappresentano il futuro dell’umanità. Per questo, come in passato, il convegno si rivolge direttamente ai giovani delle scuole medie superiori della provincia di Verona, per discutere con loro di un tema che in ogni caso li riguarda da vicino.
Il programma
Il convegno inizierà venerdì 1 dicembre alle 8.45 nell’aula magna del Polo Zanotto con i saluti del rettore Nicola Sartor. Seguirà la proiezione commentata del “Planetario delle Guerre”, prodotto dagli studenti della terza Csa del liceo Copernico, sotto la guida dei loro insegnanti. Subito dopo la lezione-spettacolo “La guerra in Bosnia e l’assedio di Sarajevo” sempre frutto del lavoro degli studenti e docenti del Copernico.
Seguirà l’intervento del direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, che cercherà di far comprendere quali sono le dinamiche e i problemi sottostanti alle guerre. A questo intervento di inquadramento generale seguirà quello dello storico e fondatore della Comunità sant’Egidio, Andrea Riccardi, che parlerà in modo specifico della guerra in Siria e dei corridoi umanitari. Ampio spazio sarà dato alle domande e alla discussione tra relatori e studenti partecipanti.
La seconda giornata, sabato 2 dicembre con inizio alle 9, verrà aperta da Giulio Saturni e Claudia Terragni, del gruppo “One bridge to Idomeni”, che racconteranno la loro esperienza di viaggi da Verona a Belgrado per portare aiuti ai profughi siriani. Della guerra in Palestina testimonierà Sara Rawash, giovane donna palestinese. Seguirà l’intervento del generale di Brigata, Luca Covelli, del Comando delle forze operative terrestri di supporto che porterà agli studenti la sua esperienza diretta in Afghanistan, con il terribile tributo di sangue di nostri connazionali. Altro tema di rilievo è quello che affronterà il magistrato Fausto Pocar, presidente dell’Istituto di diritto umanitario, già presidente del Tribunale internazionale per i crimini nella ex-Jugoslavia. Infine, una nota di speranza dall’intervento di Raul Caruso dell’università Cattolica di Milano che spiegherà come sia possibile e produttiva una “Economia della pace”.