Il liquido cerebrospinale bagna il cervello e il midollo spinale con la funzione di proteggere il sistema nervoso centrale e regolarne gli scambi di sostanze. Una ricerca pubblicata di recente sulla rivista “Neurology” ha messo in evidenza l’importanza dell’esame del liquido cerebrospinale nella diagnosi delle patologie neurologiche autoimmuni che colpiscono la mielina (sostanza che avvolge i nervi come una guaina isolante), provocando un’interruzione della trasmissione nervosa con gravi conseguenze che comportano disabilità motoria. In contrasto con molti studi precedenti, la ricerca ha rilevato come il dosaggio degli anticorpi diretti contro la glicoproteina oligodendrocitaria della mielina (MOG) nel liquido cerebrospinale possa essere molto utile per distinguere la sclerosi multipla dalle altre patologie demielinizzanti acute e recidivanti che richiedono trattamenti diversi.
La ricerca, coordinata da un team di docenti e ricercatori del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento dell’università di Verona diretto da Andrea Sbarbati, è stata condotta in collaborazione con l’Unità di Neurologia dell’università di Sassari e il dipartimento di Neurologia dell’università di Innsbruck. Primo autore è Sara Mariotto, dottoranda in Neuroscienze dell’ateneo scaligero e membro del team guidato da Salvatore Monaco, direttore della sezione di Neurologia dell’ateneo.
I ricercatori hanno messo a punto ed eseguito un test altamente sensibile e specifico per la ricerca di anticorpi diretti contro la proteina oligodendrocitaria della mielina (MOG) su campioni di fluido cerebrospinale (liquor) e di siero di pazienti affetti da malattie demielinizzanti invalidanti diverse dalla sclerosi multipla.
“Tra i campioni testati è stata riscontrata una positività esclusivamente liquorale per gli anticorpi anti-MOG in 3 pazienti con caratteristiche cliniche suggestive di patologia anti-MOG correlata”, spiega Mariotto. “In particolare, un paziente aveva presentato un quadro clinico di mielite acuta e neurite ottica bilaterale, con esteso coinvolgimento encefalico e midollare. Il secondo caso aveva manifestato nausea, vomito e singhiozzo e un coinvolgimento del cervelletto e del tronco encefalico. Il terzo paziente aveva accusato sintomi con coinvolgimento del tronco e della regione sottocorticale cerebrale”.
Positività liquorale per anticorpi anti-MOG è stata riscontrata anche in 8 soggetti sieropositivi per gli stessi anticorpi, mentre non è stata osservata in nessuno dei 36 pazienti con patologie neurodegenerative inclusi nello studio come controlli. “Da un lato, nei soggetti sieropositivi la presenza degli anticorpi anti-MOG ha permesso di escludere patologie tumorali e infettive del sistema nervoso centrale che erano state sospettate all’esordio”, osserva Mariotto. “Dall’altro, il riscontro di una positività esclusivamente liquorale per anticorpi anti-MOG nei 3 soggetti descritti ha permesso di effettuare una corretta diagnosi (di neuromielite ottica in 2 casi, e di encefalomielite acuta disseminata nel terzo caso) e di impostare un’adeguata terapia alla quale 2 pazienti hanno risposto significativamente”.
“Ad oggi, le linee guida internazionali consigliavano di testare gli anticorpi anti-MOG solamente su siero. L’individuazione di casi con quadro clinico e radiologico suggestivo e positività esclusivamente liquorale comporterà un cambiamento di approccio ai pazienti con questa patologia ed alla modifica delle attuali linee guida diagnostiche” commenta Mariotto. “I dati ottenuti consentiranno una diagnosi certa in un numero maggiore di soggetti con patologie infiammatore del sistema nervoso centrale e di conseguenza una terapia mirata con miglioramento della prognosi della malattia”.
Lo studio pubblicato è stato commentato sullo stesso numero della rivista Neurology in un editoriale dedicato, scritto da due scienziati esperti di patologie autoimmuni del sistema nervoso centrale.