Fabio Menestrina è professore ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Verona e
direttore dell’Unità Operativa di Anatomia Patologica dell’Ospedale Policlinico. Con il suo staff di ricercatori e il patrocinio dell’associazione italiana per lo studio del pancreas, è stato promotore del convegno “Anatomy of a friendship” che si è tenuto a Verona, durante il quale si sono confrontati i maggiori esperti nazionali e internazionali sulle malattie del pancreas.
Professor Menestrina, com’è nata l’idea di organizzare un convegno sulle patologie pancreatiche?
L’Anatomia Patologica dell’Università di Verona è una delle più all’avanguardia negli studi del settore.
Il nostro metodo di lavoro si basa sul principio di integrare e condividere le singole esperienze professionali derivanti da diversi campi di ricerca in modo da avere un approccio interdisciplinare al problema. Un convegno che ospitasse i maggiori esperti nazionali e internazionali di tale patologia ci è sembrata la migliore occasione per fare un punto sullo stato attuale delle nostre conoscenze.
La ricerca veronese come si colloca in questo campo?
Il nostro staff di ricercatori grazie alle più recenti acquisizioni scientifiche e alla collaborazione con numerosi colleghi di altre discipline è riuscito a proporre modifiche alle classificazioni internazionali correnti sia sulla base di osservazioni clinico patologiche nonché sul riconoscimento di nuovi marcatori molecolari.
Quali sono le attuali conoscenze sul cancro del pancreas e quanto è importante il momento diagnostico nella lotta contro questa malattia?
Il cancro del pancreas insorge da lesioni pre-neoplastiche che progrediscono verso la malignità attraverso il progressivo accumularsi di mutazioni nel genoma della cellula che diventa definitivamente maligna ovvero capace di invadere i tessuti circostanti.
Allo stato attuale è uno dei tumori più aggressivi e difficili da contrastare ecco perché è importante accelerare la ricerca per la scoperta dei meccanismi che portano progressivamente all’insorgenza del cancro e di suoi nuovi marcatori,l per riuscire ad ottenere una distinzione fra tumori apparentemente simili e per identificare indicatori di risposta alle terapie attualmente in uso o nuovi bersagli per lo sviluppo di farmaci di nuova ideazione. Una diagnosi precoce è fondamentale. Durante il momento diagnostico il percorso integrato radiologico citologico ha assunto una rilevanza operativa sempre più significativa
Quali sono i possibili target terapeutici emersi dalle ricerche effettuate fino questo momento?
Attualmente il nostro staff è in collaborazione con diversi centri nazionali e internazionali per la ricerca di nuovi bersagli terapeutici. Una delle novità riguarda l’impegno del team di Verona a caratterizzare le molecole che permettono la comunicazione tra la cellula neoplastica e quella dello stroma, vale a dire tra la componente neoplastica vera e propria e il suo microambiente. Sono già state individuate molecole coinvolte in queste comunicazioni, quali l’enzima enolasi ed altre proteine, per arrivare a nuove forme di terapia.