Ecco che cosa prevede il disegno di legge della riforma universitaria approvato dal Consiglio dei ministri.
I finanziamenti. Il principio fondamentale, cardine di questa riforma, si basa sull’abolizione dei finanziamenti a pioggia: le università saranno autonome, ma se saranno gestite male, il ministero ne terrà conto. Quindi niente bilanci in rosso, pena meno finanziamenti. I fondi saranno in parte commisurati alla qualità e ai risultati ottenuti, non valgono più i criteri puramente quantitativi. Dovranno essere inoltre professori esterni a svolgere il ruolo di commissione giudicante e a valutare le performances degli atenei.
Trasparenza. Ci sarà un codice etico contro i conflitti di interesse che garantirà la trasparenza nelle assunzioni. Chi gestirà male le risorse si vedrà ridurre i finanziamenti. Questa potrebbe essere una cura efficace contro il fenomeno parentopoli.
Questa regola della trasparenza riguarderà anche i Rettori, che non potranno avere più di due mandati e la loro carica potrà durare al massimo otto anni.
La riorganizzazione. In futuro ci sarà una netta distinzione tra consiglio di amministrazione e senato accademico: il primo dovrà governare tutti gli aspetti inerenti la vita accademica, dalla didattica all’offerta formativa. Il secondo, invece, dovrà avere compiti esclusivi di alta amministrazione e programmazione. Il Senato in futuro avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese che riguardano anche le sedi distaccate. Inoltre il direttore amministrativo verrà sostituito da un direttore generale che avrà grandi responsabilità e sarà un vero e proprio manager.
Gli studenti e i docenti. Per quanto riguarda gli studenti, è stato istituito un fondo speciale per il merito, finalizzato ad erogare agli studenti migliori, borse di studio e buoni. Gli studenti saranno inoltre chiamati a valutare i loro professori, che avranno l’obbligo di certificare la propria presenza a lezione. Le pagelle degli studenti saranno determinanti per l'attribuzione dei fondi e per gli scatti di stipendio, che andranno solo ai docenti migliori. I professori a tempo pieno dovranno lavorare 1500 ore annue, di cui almeno 350 per docenza e servizio agli studenti.
Ricercatori. Al fine di migliorare la qualità e abbattere i costi, due o più università vicine potranno fondersi e le facoltà potranno essere massimo dodici per ateneo.E ’ prevista anche una riorganizzazione dei Dipartimenti che dovranno quindi essere raggruppati. La nuova politica, votata al risparmio, stabilisce a 35 il numero minimo di professori e ricercatori per Dipartimento. A questi ultimi verrà dato più spazio. Si prevedono contratti a tempo determinato di sei anni al termine dei quali il ricercatore potrà essere confermato a tempo indeterminato come associato. Verrà abbassata a 30 l’età del passaggio di ruolo. Inoltre gli stipendi passeranno da 1300 a 2100 euro.