Il Polo Didattico Zanotto ha ospitato un convegno, il quinto della rassegna Le radici dei diritti, che quest’anno ha trattato il diritto all’informazione. Presenti personaggi illustri del panorama italiano e internazionale per confrontarsi sul tema davanti più di 800 studenti di istituti della provincia di Verona.
Le ragioni del convegno. Donata Gottardi, professoressa dell’Università scaligera, ha introdotto la materia del convegno e l’agenda della giornata, dopo la proiezione di un video dedicato alla memoria di tutti i giornalisti che sono morti per garantire il diritto di informazione. “L’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa è particolare: è molto lungo, entra nel dettaglio. Questo perché è stato, ed è, uno dei pilastri di uno stato democratico che usciva da vent’anni di dittatura. Abbiamo accolto la proposta di analizzarlo e parlarne, perché è il diritto di base, il moltiplicatore degli altri diritti, la radice della conoscenza. Tra qualche giorno, inoltre, entrerà in vigore anche l’articolo 11 della Carta dei Diritti dell’Unione Europea”.
Il benvenuto del Rettore. Il Rettore Alessandro Mazzucco ha aperto gli interventi del convegno cercando di spiegare ai numerosi giovani in aula, l'attualità del tema. “L’argomento sarà trattato in modo autorevole da esperti e da persone che hanno vissuto il dramma della disinformazione. Vi lascio con una riflessione che è, in qualche misura, d’obbligo all’interno di un’aula universitaria: l’informazione è certamente un diritto, su questo non c’è dubbio, ma è anche un dovere, nel momento in cui un sistema democratico assegna alla popolazione la responsabilità primaria della determinazione delle proprie decisioni”.
Le tecniche della disinformazione. Pierre Sorlin, docente alla Sorbona di Parigi, ha spiegato come l’informazione sia spesso confezionata, creando una situazione conflittuale. “C’è un legame molto forte tra informazione e disinformazione. Oggi siamo in un mondo in cui l’informazione è invasiva e arriva da tantissimi canali diversi. Anche un’informazione oggettivamente vera può essere disinformazione: quello a cui assistiamo è un montaggio tra quello che il giornalista scrive e le immagini assemblate dal montatore, perché il primo interesse è quello di avere la massima pubblicità e raccogliere più consenso possibile”.
Un esempio concreto di disinformazione. Anche Vera Vigevani in Jarach ha emozionato il pubblico, che alla fine del suo intervento si è alzato in piedi e ha fatto scaturire un lungo applauso. “Il mio impegno è di informare ed essere militante della memoria di quello che è successo in Argentina durante il periodo dei desaparecidos. Il secolo scorso è stato pieno di repressioni e genocidi e questo non è iniziato molto meglio: dobbiamo evitare l’imbavagliamento generale, la disinformazione ed il silenzio. Io voglio stabilire dei ponti di memoria: un ponte ha due vie, pretendo e spero che anche la seconda via sia percorsa”.