Prima del taglio del nastro della mostra a Palazzo Forti "Uomo europeo venuto dal futuro", si è tenuto al Polo Zanotto il convegno con Maria Romana De Gasperi, figlia dell’ex presidente del Consiglio Alcide, assieme ad Alessandro Andreatta sindaco di Trento, Paolo Pombeni ordinario dell’Università di Bologna, Antonio Tessitore ordinario dell’Università di Verona e suor Germana Canteri del collegio Don Nicola Mazza
Stimoli di riflessione. “Questa sera ascolteremo studi rigorosi e approfonditi – ha introdotto suor Germana – ma anche il legame affettivo nei confronti del presidente Alcide De Gasperi, di cui conosceremo il suo pensiero e la sua opera. Questo è uno dei 9 incontri organizzati dall’Esu Ardsu, dal Collegio Universitario Don Nicola Mazza, dallo Studio Teologico San Zeno, dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire, in collaborazione con la Fondazione Cattolica Assicurazioni, la Fondazione Alcide De Gasperi e il Comune di Verona”.
De Gasperi e la visione europeista. “A differenza degli altri incontri del ciclo che si incentravano su argomenti, questa volta si parla di una persona: Alcide De Gasperi” così ha introdotto Tessitore “E’ tra i padri fondatori dell’Europa con Schuman e Adenauer. Il suo pensiero era quello di consolidare la pace e la sicurezza, e la sicurezza nella libertà, un punto chiaro e decisivo, per risolvere i problemi politici, sociali ed economici dell’Italia dopo i danni del secondo conflitto mondiale. E oggi possiamo dare atto della lungimiranza e la visione di quest’uomo che a distanza di 60 anni il progetto mostra la sua piena validità e attualità”.
Lo statista Trentino. “100 anni fa il politico De Gasperi entrava a far parte del consiglio comunale di Trento, l’1dicembre 1909” – ha raccontato Andreatta – la mia è una testimonianza per un orgoglio personale e di tanti trentini che hanno avuto come concittadino la personalità ricchissima di De Gasperi. E’ stato un uomo dalla visione provvidenziale delle cose, del tempo e della storia, un uomo umile, semplice, onesto, tenace, determinato, scarno, privo di fronzoli o demagogia. Si occupò di tutto, dai grandi temi internazionali alle piccole cose. E le montagne trentine sono stato il suo letto di morte”.
Europeo ed europeista. Pombeni ha parlato della questione europea di De Gasperi: “Visse tre periodi storici separati e connessi in cui l’Europa era sia un orizzonte che un problema. Molti studiosi hanno visto nella scelta europea di De Gasperi la grande mossa di un politico notoriamente realista per uscire dalla difficile situazione post età fascista, al contrario di altri uomini politici anche della sua generazione: ecco le radici della questione europea, la ricostruzione dell’Italia doveva avvenire attraverso scelte di politica estera. Lui era dalla parte di una concezione ideologica totalizzante del vecchio continente, è stato testimone privilegiato di tutto questo, come politico nel senso vero del termine, il suo apporto è quello di un politico che pensa, non un pensatore politico”.
L’ultimo sogno. Per ultima ha preso parola Maria Romana: “Posso dire di essere stata una delle poche persone ad essere stata vicina al personaggio del quale oggi parliamo e di aver condiviso con lui grande parte della sua vita”. La figlia ha raccontato qualche episodio di vita famigliare: “Ci insegnava che si poteva camminare anche quando eravamo stanchi, e che non si poteva bere quando l’acqua non bastava; ci insegnava come era bello arrivare in cima. Non divideva mai la sua vita personale dal resto: la nostra famiglia era il suo porto sicuro, e per lui è stata molto importante: l’armonia continuava anche nei momenti difficili, e siamo stati vicini a quest’uomo perché l’abbiamo capito, anche nella sua semplicità, perché gli uomini grandi sono semplici, e cos’ lo abbiamo accompagnato fino alla fine. Ringrazio la provvidenza che mi ha fatto vivere la vita accanto a lui. Il suo sogno era quello dell’Europa, grande, e coraggioso sogno e di fantasia, se ne andò via prima di finire questo progetto, il più grande a cui aveva dedicato tanti anni, fu per lui una grande pena. Ma lui fece tutto quello che avrebbe potuto: se ne andò in pace perché capì che si poteva accettare”.