Che rapporto hanno gli studenti con i prestiti d'onore? Una risposta a questo quesito viene dai risultati della ricerca svolta dal dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Verona e finanziata dalla Banca Europea degli investimenti.
Il passaggio dalla scuola all’università. In corrispondenza ad un’analisi tra gli studenti delle scuole superiori, l’importante passaggio verso gli studi universitari non viene associato ad una prospettiva di rischio futuro, ma viene invece visto come una opportunità di migliorare le possibilità di impiego, in un settore possibilmente più vicino alle aspirazioni ed inoltre con una prospettiva di migliore retribuzione economica. Gli studenti delle scuole superiori percepiscono gli studi universitari come una assicurazione o come un buon investimento finanziario.
I risultati della ricerca. L’obiettivo era di comprendere quali sono le migliori azioni per offrire ai giovani, anche attraverso l’introduzione dei prestiti d’onore, le stesse opportunità formative a livello universitario alla pari degli studenti europei: l’indagine ha coinvolto 2700 studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori del Veneto e un campione di 3600 studenti delle varie università italiane. La ricerca ha dimostrato che la formazione di tipo universitario è un’opzione possibile per tutti gli studenti che terminano la scuola superiore in Veneto, indipendentemente dalla condizione socio economica della famiglia di appartenenza. L’analisi svolta tra gli studenti delle scuole superiori, ed ampliata anche agli studenti universitari, attesta che circa il 40 % dei ragazzi vorrebbe chiedere un prestito.
Perché avviene la richiesta di prestiti. I prestiti agli studenti, sono molto diffusi nel mercato anglosassone, ma nel mercato italiano vengono visti come un’azione per se che li possa svincolare dalla situazione di “bamboccioni” e che offra una reale possibilità di taglio dal cordone ombelicale con i genitori. E proprio su questo punto i giovani italiani sembrano trovare gli ostacoli maggiori: una barriera naturale spesso insormontabile è quella di “ripagare”il prestito. Il reale ritorno economico del diploma di laurea è basso perché il livello degli stipendi in Italia per chi entra nel mercato di lavoro è uno dei più bassi in Europa. La pressione fiscale è così alta che rende gli stipendi “livellati” anche nel futuro. Stesso vale per i limiti posti dai contratti di lavoro e la rigidità del mercato di lavoro stesso che de facto non risulta in grado di proporre remunerazioni adeguate ai giovani che escono dalle università. E, dopo tutto, si deve considerare che le università italiane non convincono neppure per quel che riguarda la qualità dei loro laureati.
Il mercato italiano dei prestiti d’onore. I prestiti d’onore per gli studenti italiani rappresentano un puzzle difficile da comporre. Una causa di questo livellamento verso il basso è da trovarsi anche nel valore legale dei diploma di laurea che equipara tutti i laureati, al Sud come al Nord. Se gli stipendi non saliranno e i lavori non diverranno più sicuri i redditi dei neo laureati rimarranno tra i più bassi in Europa. E quindi i rischi riferiti ad un prestito potranno solamente aumentare e la possibilità dei cosiddetti bamboccioni di evolversi rimane una chimera. D’altra parte rimuovere il valore legale della laurea creerebbe un aumento generale delle tasse e renderebbe i prestiti una attrattiva significativa solo per livellare e equalizzare gli accessi all’università.