“Tanti giornalisti lo hanno fatto, ci sono cascato anch’io”: con questo mea culpa si apre l’introduzione che Enrico De Angelis ha scritto per “Musica sulla carta – Quarant’anni di giornalismo intorno alla canzone. 1969-2009” edito da Zona nel novembre dell’anno scorso.
Il libro – oltre 500 pagine che documentano nascita ed evoluzione della canzone d’autore italiana sino ai giorni nostri – s’apre dunque con un garbato appello all’indulgenza del lettore, quasi che aver raccolto gli articoli frutto della sua appassionata avventura di giornalista e critico musicale fosse una debolezza o un peccato di vanità di cui scusarsi. Chi lo conosce sa che Enrico è così, affabile e riservato, in assoluta controtendenza con lo stile aggressivo e sopra le righe di certo giornalismo contemporaneo.
Certo, non vorrei essere fraintesa: anche Enrico è un contemporaneo, ma per indole e per formazione potremmo definirlo un “classico”.
E così è pure il suo volume che con freschezza straordinaria ci rituffa nelle emozioni provate per la scomparsa di Luigi Tenco (1967) – il suo esordio nella pagina delle lettere de “L’Arena”, quasi una premonizione…- e per gli “antichi” recital di Gaber, Paoli, De Gregori, De André, Guccini, Bennato…tempi in cui ancora non si parlava di concerti, ma appunto di recital e si ascoltavano i long-playng a 33 giri. Certo non stiamo parlando del Pleistocene, sono anni ancora da noi non troppo distanti, ma ormai inquadrabili in una chiara prospettiva.
Sicchè De Angelis non deve certo chiederci scusa per aver raccolto i suo articoli, ma essere consapevole di aver dato il suo contributo, di testimone e giornalista, alla storia della canzone italiana. Canzone d’autore, musiche e parole che svelano l’anima dei giovani che siamo stati, ma che ancora sono “vissute” come proprie dai ragazzi di oggi.
Sì, perché c’è qualcosa che davvero non muore nella poesia e certi cantautori, nei loro momenti più felici, sono indubbiamente poeti.
Lo abbiamo dimostrato proprio con Enrico De Angelis anche noi dell’Università di Verona, due anni fa, producendo “Ero molto più curioso di voi”, concerto-reading dedicato alle fonti letterarie della produzione di Fabrizio De Andrè. E’ stata una bellissima esperienza, accolta con grande apprezzamento da pubblico e critica. Un allestimento che varrà la pena di rimettere in scena, caro Enrico, in un prossimo futuro, ora che il volume ha finito di assorbire il tuo tempo.
Benvenuto questo libro che raccoglie il meglio del tuo lavoro. Bravo Enrico! Te lo ha già detto Paolo Conte, te lo ripetiamo noi.
Mfc