Adriana Cavarero e Remo Bodei sono stati i protagonisti della conferenza: “Grecia Antica: coscienza e introspezione dal mito alla tragedia” nella spazio “Prima di noi. La coscienza nel mondo antico”, all’interno del festival Infinitamente.
Adriana Cavarero, docente all’Università degli studi di Verona, da sempre si occupa di mondo antico, la sua opera più importante, infatti, è “Dimenticare Platone”, libro appena riedito, dove si può apprezzare una decostruzione completa della filosofia da Platone in poi.
Remo Bodei – come lo ha introdotto Antonio Gnoli – è “uno dei più acuti filosofi moderni, tra i vari temi che ha affrontato quello importante della scomposizione del soggetto sarà rilevante per la discussione di oggi”. I due ospiti hanno preso spunto da due importanti testi della Grecia Antica: L’Antigone di Sofocle per Cavarero e l’Oreste di Euripide per Bodei. L’Antigone ci parla di un passato antico, mitico; un mito che diventa metafora dei problemi ateniesi del tempo. Cavarero ha citato la coscienza nell’Antigone come “consapevolezza o sapere della specie umana e di se” – e ancora – “ l’Antigone ci parla di lacerazione, ci parla di una specie umana che si costruisce strappandosi alla natura, che si riunisce in una 'polis', una comunità.” Ed è proprio lo stare insieme l’elemento fondante della coscienza collettiva: è il luogo di costruzione della memoria.
Remo Bodei, invece, ha preso, come base per la sua trattazione, l’Oreste di Euripide per esprimere i passaggi da una coscienza lucida a una coscienza obliata. L’idea di coscienza è negativa, è, in buona sostanza, “il sapere che si è commessa una colpa, il Socratico 'conosci te stesso' non era un invito all’introspezione ma un monito: prima di fare domande pensa a quello che devi dire; nell’Oreste l’idea di coscienza è espressa come una malattia” – ha proseguito Bodei – “ L’uomo è un animale malato perché ha coscienza, se fosse un’animale immemore, non avrebbe una coscienza morale limitante.”