Come affrontare una crisi epilettica all'interno della scuola? Gli insegnanti hanno un'adeguata preparazione? Di questo si è discusso durante l’incontro che si è tenuto al Centro Marani dell'Ospedale Civile Maggiore. Erano presenti Luigi Giuseppe Bongiovanni di Neurologia all’Università di Verona, Tiziano Zanoni di neurologia all’Ospedale Civile Maggiore di Verona e Marilena Vecchi, rappresentante regionale della Lice, Lega italiana contro l’epilessia. Sono intervenuti Bernardino Dalla Bernardina, Francesca Offredi e Katia Battistella di Neuropsichiatria infantile all’Università di Verona, Silvana Beltrame dell’ufficio di Medicina Legale Ulss 20 di Verona e Franco Larocca del dipartimento di Scienze dell’Educazione all’ateneo scaligero.
L’intervento di Dalla Bernardina. Ha aperto la prima delle due giornate dedicate all’epilessia Almerino Brigato, responsabile locale dell’Aice, l'associazione italiana contro l’epilessia. A seguire, Dalla Bernardina ha affrontato il tema della crisi epilettica: quali sono i rischi? Come si può intervenire? "I problemi maggiori sembrano essere legati alla durata della crisi, per questo motivo è bene saper agire sul momento – ha spiegato Dalla Bernardina – il primo intervento utile deve avvenire a scuola. Ecco dunque alcuni accorgimenti: distendere il soggetto su un lato per evitarne il soffocamento, disporre un cuscino sotto la schiena del malato, allontanare qualsiasi oggetto contro cui il bambino possa andare a sbattere durante la crisi. Poiché inoltre la più pericolosa conseguenza di una crisi è rappresentata dal momento della caduta del soggetto, è bene che il bambino non frequenti da solo ambienti molto piccoli e ingombri di oggetti". Dalla Bernardina ha in ultimo sottolineato ciò che è richiesto al personale docente in questi casi: disponibilità e buon senso.
Protocolli di valutazione. Francesca Offredi si è occupata di spiegare come avviene la valutazione neuropsicologica dei soggetti con epilessia. "E’ necessario individuare le funzioni deficitarie del soggetto attraverso la valutazione di una serie di variabili quali l’intelligenza, il linguaggio, la memoria e l’attenzione – ha sottolineato -. Viene poi chiesto ai genitori di compilare una scheda di valutazione degli aspetti comportamentali del bambino. Nel cervello del bambino, più elastico rispetto ad uno già formato, la funzione di un’area danneggiata può essere portata avanti con successo da un’altra area". La Offredi ha in ultimo proposto i risultati ottenuti su un campione di 66 bambini, di cui l’80% affetto da epilessie idiomatiche, cioè benigne, in cui nessuno ha riportato prestazioni cognitive sotto la media.
L’inserimento scolastico. "Non tutti i bambini affetti da epilessia mostrano problematiche legate all’inserimento – ha spiegato la dottoressa Battistella -. Laddove queste sussistano sono di tre tipi: cognitive, di apprendimento e di comportamento. Ma quali sono le variabili alla base della relazione epilessia-difficoltà? L’eziologia, cioè l’età d’esordio della malattia, il tipo di crisi, la sua frequenza, la tipologia e la topografia dei parossismi. Sono inoltre da tener presenti alcuni fattori esterni che possono rendere l’inserimento scolastico del bambino affetto difficoltoso: l’iperprotezione, la difficoltà di accettazione, l’ansia, la distorsione della percezione e l’anticipazione di insuccesso".
La disabilità in università. Con la legge 17/99 è diventata obbligatoria nelle università l'individuazione di una struttura come riferimento per gli studenti disabili. All’ateneo scaligero esiste, da 10 anni, il centro servizi per studenti disabili. E il suo responsabile, il professor Larocca, si è mostrato orgoglioso nell’affermare che si tratta del primo nato in tutta Italia. Tra le funzioni del centro, ha ricordato Larocca, ci sono lo stanziamento di sussidi tecnici e didattici anche tramite la convenzione con enti esterni, un servizio di tutorato, il trattamento personalizzato per il superamento degli esami, l’uso di specifici mezzi in relazione all’handicap e un servizio di consulenza psico-pedagogica specifico.