Continua l’interesse della città di Verona per le neuroscienze. Dopo il grande successo dell’edizione 2010 del festival “Infinitamente”, dove esperti e scienziati si sono confrontati sul tema del cervello e della neuroscienza in una tre giorni molto interessante e ricca di appuntamenti, un altro incontro sulle possibilità della mente umana alla Società Letteraria.
L'incontro. “Musica e Neuroscienze”, è questo il titolo dell’incontro condotto da Claudio Boninsegna, medico specializzato in Neurologia all’università di Trieste e, dal novembre 2008, consulente per il centro interdipartimentale “Mente e Cervello Cec dell’Università di Trento e responsabile degli Humans Scan al laboratorio di immagini neurofunzionali. Un piacevole benvenuto è stato fornito dall’Accademia Pianistica della Stenway Society: un'alunna del Master Class, Federica Marini, ha eseguito la sonata N° 15 di Hayden del 1766 in tre movimenti. Un inizio più che adeguato per sottolineare quella che forse è la caratteristica più saliente della specie umana: la musicalità.
Musica e vita. “Arte e musica sono sempre state viste sotto una chiave letterale, artistica” – ha esordito Boninsegna – “Ma ora, grazie all’evoluzione tecnologica è possibile studiare il cervello mentre sta lavorando, mentre crea, costruisce melodie, suona uno strumento. La musica rappresenta una delle esperienze più diffuse, è un fenomeno di massa, che coinvolge la specie umana dagli albori e coinvolge, indistintamente, tutte le culture. Pur non essendo un linguaggio universale, la musica e il ritmo fanno parte della nostra esperienza di vita da sempre. La Nascita del senso musicale è molto precoce, dalla 27 settimana l’orecchio è già completamente sviluppato, il ritmo del cuore della madre è il primo suono con il quale il nostro cervello a che fare".
Musica e cervello. Lo studio delle basi neurologiche della musica ha permesso di evidenziare il ruolo fondamentale della musica nello sviluppo e nella formazione della struttura del cervello. "La musica attiva innumerevoli funzioni cerebrali, e le sviluppa in modo molto più ampio del normale linguaggio parlato – ha continuato Boninsegna-. Le emozioni, la memoria, l’apprendimento alla plasticità, il controllo motorio, la percezione sensoriale sono solo alcuni dei processi celebrali studiabili attraverso la musica. Questo modo di vedere la musica come metodo per studiare il cervello, ha preso il nome di “Neuromusicologia”. Questa nuova scienza può aiutare a comprendere meglio il processo del funzionamento celebrale, e può anche aprire a nuove prospettive il nostro modo di godere della musica.