All'82º edizione degli Oscar a trionfare è stata Kathryn Bigelow con il suo “The hurt locker”, contro l'ex marito James Cameron, regista di “Avatar”. In questo scontro tra titani americani anche l'Italia ha fatto la sua parte con l'Oscar alla migliore fotografia assegnato a Mauro Fiore e l'Oscar alla migliore colonna sonora per Michael Giacchino. Ma quanto contano davvero queste statuette d'oro? E quanto i kolossal di Hollywood si differenziano dal cinema italiano? Di questo e altro abbiamo parlato con Paola Palma, docente di cinema dell'ateneo scaligero.
Professoressa, se le dico Hollywood, qual è la prima cosa che le viene in mente?
I generi cinematografici.
Cinema americano e cinema italiano, quali sono le differenze?
Diciamo che in generale il cinema statunitense, diverso da quello dell'America latina, naturalmente o da quello canadese, ai suoi livelli più alti, sa portare e 'nutrire' professionalità – anche in senso creativo – solidissime, mentre il cinema italiano ha i suoi punti di forza in una più diffusa originalità e libertà, a tutti i livelli, purtroppo non sempre accompagnata da una competenza professionale all'altezza, almeno stando ai risultati. Penso in modo particolare agli aspetti di sceneggiatura e recitazione.
Quanto festival e premi come gli Oscar incidono sul mondo cinematografico attuale?
Incidono, naturalmente, ma in modi diversi sul pubblico, la critica, il mercato; e con ricadute che non sono sempre le stesse nei diversi paesi. Una cosa è certa: nella nostra epoca, tra Internet e globalizzazione, queste manifestazioni hanno un senso diverso, rispetto al passato, ma anche una diffusione a livello mediatico mille volte più estesa. Ritengo che questo aspetto sia uno di quelli che tende, nel bene e nel male, a renderli ancora delle vetrine significative.
A trionfare è stata Kathryn Bigelow che ha vinto, come prima donna nella storia, il premio oscar per la miglior regia. Cosa ne pensa a riguardo e secondo lei il cinema è oppure è stato maschilista?
Credo lo sia stato e lo sia almeno quanto altri ambienti di lavoro. Bisogna considerare però che il mondo dello spettacolo ha contribuito a formare l'idea, in generale, di un ruolo femminile meramente o tendenzialmente 'decorativo'. E non è certo cominciato tutto con il cinema. Ricordiamo qual era il sinonimo di "attrice", un tempo, in campo teatrale. In un tale ambito, che una donna potesse dirigere un film, era qualcosa di singolare. Anche se sappiamo che altri ruoli, come quello del montatore o dello sceneggiatore, erano e sono molto spesso appannaggio femminile. Il fatto che le registe siano state relativamente poche la dice lunga sulle difficoltà che hanno dovuto affrontare. Va da sé che la situazione odierna non è quella del passato. Paradossalmente, credo che oggi sia più facile, per una donna di talento, arrivare a dirigere un film piuttosto che riuscire ad entrare in politica. Aggiungerei inoltre che, almeno sul piano dei temi e dei personaggi, il cinema sa proporre immagini della donna positive e scevre da pregiudizi, è semmai la televisione il mezzo più maschilista e ostile alla donna.