LaSocietà Letteraria ha ospitato “Diritto e Letteratura”, un convegno organizzato dalla Cattedra di Diritto internazionale privato e processuale della Facoltà di Giurisprudenza . Erano presenti i relatori Franco Ferrari, Tommaso Dalla Massara e Daniele Velo Dalbrenta.
Diritto. Questa parola, fin dalle sue origini latine, rimanda al concetto di linea. “La linea del diritto deriva dal solco dell’aratro usato per disegnare il perimetro di Rom. – ha spiegato Dalla Massara – e la linea tracciata è il solco primigenio dell’urbs. Dentro si è in uno stato di diritto e fuori si è in assenza di diritto”. Romolo uccide Remo: un fratricidio lecito perché, con atto nefasto, cioè contro la giustizia , Remo ha oltrepassato la linea tracciata per dividere il territorio occupato dal fratello. Inizia così la storia del diritto e prosegue nella letteratura fino ai best seller dei giorni nostri, come ‘American Psycho’, “divenuto anche un film”, ha ricordato il docente.
Il diritto nella letteratura. “Se Shakespeare fosse stato un mio studente l’avrei promosso. Non gli avrei dato un voto alto, ma l’avrei promosso. – ha scherzato Franco Ferrari – Chi potrebbe immaginare che un autore come lui fosse anche un comparatista?”. Ferrari ha parlato del ‘Mercante di Venezia’ e, leggendo alcune delle pagine più belle della letteratura europea di tutti i tempi, ha spiegato come la costruzione di quel dramma fosse impossibile senza conoscere il diritto. E non solo il diritto delle corti inglesi dell’epoca elisabettiana, ma anche e soprattutto quello veneziano. “Shakespeare ha commesso alcuni errori temporali, parlando di leggi che non esistevano in Laguna nel periodo in cui è ambientata la storia. L’accostamento di norme giuridiche appartenenti ad epoche non coincidenti, però, è un artificio utile alla costruzione del racconto e per questo accettabile”, ha chiarito ancora il docente.
Il rapporto tra letteratura e diritto. “L’idea di fondo è che la finzione artistica abbia colto l’essenza del problema prima che lo facesse il positivismo penale. – una corrente di pensiero iniziata nell’ottocento dagli studi dello psichiatra veronese Cesare Lombroso – Questo ha poi confermato empiricamente i dati emersi nella letteratura”, ha detto Velo Dalbrenta. C’è un testo – ‘I delinquenti nell’arte’- in cui Ferri, l’autore, analizza alcuni dei personaggi più famosi della letteratura secondo i dettami del positivismo penale italiano. Dal testo emergono 5 categorie di delinquenti: costituzionali, matti, abituali, per passione e d’occasione. “Queste categorie sono poi state confermate dalla scienza che, tuttavia, mantiene l’arte in un piano di inferiorità rispetto alla rappresentazione scientifica. – ha chiarito infine Dalbrenta – L’arte ha, in qualche modo, una posizione vicaria rispetto al positivismo penale e ci conferma che la realtà non basta a se stessa”.