‘Borgo Trento. Un quartiere del Novecento tra memoria e futuro’ è il titolo del volume presentato all’auditorium Giulio Bisoffi di Cattolica Assicurazioni dalla curatrice Michela Morgante, storica urbana. Insieme a lei hanno presentato il testo Giancarlo Beltrame, giornalista de L’Arena e docente dell'ateneo e Maddalena Basso, storica dell’architettura.
Il libro. “L’input iniziale per scrivere questo libro è venuto dal quartiere. – ha esordito Michela Morgante – Le ricerche sono state svolte principalmente da un gruppo di ‘giovani-anziani’ che si è mobilitato per cercare più documenti sulla storia di questo luogo”. È un testo fortemente voluto dagli abitanti del borgo che, non avendo strutture di ritrovo, desideravano sentirsi comunque parte di una micro comunità. I signori che hanno collaborato si sono sottoposti con grande pazienza ad ore di ricerche negli archivi e in biblioteca. “Sembra che abbiano avuto anche la cosiddetta fortuna del principiante – ha aggiunto Beltrame – perché hanno trovato documenti di grande valore, sommersi negli abissi degli archivi cittadini. Molto del sapore di questo volume è dovuto proprio agli anziani, che hanno cercato di restituire la vitalità del borgo, la quale non è di immediato appeal”.
Borgo Trento. È un luogo, questo, fatto di aggregazioni successive e perciò non si è mai creato un vero e proprio centro. “Piazza Vittorio Veneto è una grande rotonda quadrata – ha scherzato Maddalena Basso – mentre il quartiere ha un aspetto quasi labirintico, nella sua omogeneità disorientante”. I saggi che compongono il libro, scritti da Basso e Morgante, sono molto critici nei confronti dell’architettura di Borgo Trento. Eppure, come ha ricordato anche Beltrame, rifiutano la retorica della cementificazione che troppo spesso ritorna quando si parla di quartieri nati e cresciuti ad inizio Novecento. “I nostri saggi evitano la tipica nostalgia dei quartieri campagnoli, con il loro fascino crepuscolare”, ha spiegato Basso. Il quartiere è cresciuto come zona essenzialmente residenziale, con le sue villette liberty e i palazzi che imitano il disegno dei grandi nomi dell’architettura del secolo scorso.
Le critiche. Gli storici dell’architettura definiscono il quartiere "essenzialmente privo di una pianificazione urbanistica". “Qui c’è una sovrapposizione e una intersezione continua di stili e di influenze – ha detto Morgante – ma è proprio qui, forse, che sta la vivacità interessante dei luoghi”. Il problema del borgo è di essere un quartiere che nasce e cresce come mera residenza. Non rispetta i celebri principi ottocenteschi della città-giardino. “Si pensi al nuovo ospedale, – ha concluso Basso – è stato costruito basandosi su una concezione funzionale e non pensando a cosa vedranno i nostri figli”. La commistione di stili che c’è nel quartiere e l’avvicendarsi di modi d’essere dell’architettura appare, forse, un po’troppo modaiolo agli occhi di un architetto.