Prosegue il ciclo di incontri con l'autore alla biblioteca Frinzi. Protagonista dell'ultimo incontro Salvatore Piromalli, dottorando di Filosogia ed autore del volume "Vuoto e inaugurazione: la condizione umana nel pensiero di Maria Zambrano e Jean-Luc Nancy".
Il libro. Chiara Zamboni, docente di Filosofia del linguaggio dell'ateneo, ha speso parole di elogio per il libro di Piromalli. “Il libro affronta – ha introdotto Zamboni – la questione del vuoto e del niente, condizione nella quale Salvatore si è trovato a patire e che non ha scelto di aggirare, ma che ha invece accettato forse ancora prima di riconoscere”. La docente ha parlato di una condizione di malessere e di falla esistenziale, e ha proseguito: “il libro mostra, con un’efficacia simbolica davvero straordinaria, il processo dell’attraversamento del vuoto e del suo accoglimento. L’autore invita a non arrivare subito alla soluzione”. E qual è questa soluzione? Nel libro se ne parla attraverso la metafora della Rosa di Gerico, definita “la pianta della resurrezione”. Ha concluso Chiara Zamboni: “la soluzione è rappresentata da un ciclico rifiorire e riaprirsi all’esistenza”.
La parola all’autore. E’ stato lo stesso Salvatore Piromalli a spiegare le ragioni che l’hanno portato ad accostare, nella sua trattazione filosofica, i due autori Maria Zambrano e Jean-Luc Nancy. Ha spiegato Piromalli: “Nel fare filosofia sono partito da un’esperienza personale, una ragione soggettiva. Ho incrociato questi due filosofi in un momento di travaglio personale. La ragione è poi integrata con quello che è il filo conduttore del libro: sono infatti autori che hanno a cuore la relazione tra il pensiero e l’esistenza. Ci sono pieghe dell’esistenza – ha proseguito Piromalli – che chiedono di essere fatte oggetto di analisi del pensiero. Il gesto filosofico degli studiosi è secondo me quello di tornare a rivedere l’esistenza, di compiere un’operazione di riscatto rispetto allo “strappo della filosofia” di cui parla Zambrano. E forse tra i compiti di noi studiosi c’è proprio quello di rimettere in relazione queste due dimensioni: il pensiero e l’esistenza. Il pensiero deve venir radicato nell’esistenza e l’esistenza deve essere elevata dal pensiero: si tratta di un gioco di responsabilità reciproca. Questo movimento – dal basso verso l’alto e viceversa – mi ha fatto pensare alla metafora dell’aratro che solleva la terra, le dà aria e la rivolta sino a farla diventare il maggese, che è terra in attesa di esser seminata. E la filosofia deve rappresentare proprio questo: non il momento della semina, ma il sommovimento delle sfere più basse”.