Friedrich-Wilhelm von Herrmann e Bernhard Casper, professori emeriti di filosofia dell' Albert-Ludwigs di Friburgo Germania, sono intervenuti all'ateneo scaligero nell’aula T3 del Polo Zanotto, per un convegno che s'inserisce nelle attività della scuola di dottorato in Scienze umane e filosofia.
Il convegno. Friedrich-Wilhelm von Herrmann, curatore del volume "Gesamtausgabe" di Martin Heiddeger, ha tenuto una relazione dal titolo “Ontologia fondamentale e domanda su Dio”. In seguito Bernhard Casper, filosofo della religione, ha presentato l'argomentazione “Riconoscere il dono nel ringraziare”. L’onore e l’onere di introdurre i relatori è spettato ad Umberto Regina, ordinario di Filosofia morale nell’ateneo scaligero.
L’ontologia fondamentale e la domanda su Dio. La relazione si è basata sul testo di Heidegger del 1927 “Fenomenologia e teologia”, il cui tema centrale è il tentativo di indagare il rapporto tra l’ontologia fondamentale e la domanda filosofica su Dio. L’ontologia fondamentale è stata elaborata proprio da Heidegger nella sua opera principale, “Essere e tempo”. L’intervento di von Hermann si è diviso in 4 paragrafi: i primi 3 prendevano in considerazione le tappe della domanda su Dio nel pensiero di Heidegger tra il 1916 e il 1922, cioè innanzitutto l’esperienza di Dio, in secondo luogo la fenomenologia ermeneutica della vita effettiva – considerata come il terreno per la vera idea di filosofia cristiana – e infine l’a-teismo di principio. Il quarto paragrafo è stato interamente dedicato allo scritto “Fenomenologia e teologia”.
Riconoscere il dono nel ringraziare. La relazione ha preso le mosse dalle riflessioni sulla ragione propria dell’ "esserci mortale" a partire da Emmanuel Levinas e Meister Eckhart. Il punto d’inizio è stata la comprensione della ragione che la fenomenologia della coscienza di Husserl intende come ricerca di una qualche correlazione e che l’ermeneutica heideggeriana approfondisce in modo decisivo. La domanda sull’essere posta in questi termini è comunque superata da Levinas, grazie alla scoperta della priorità dell’evento della responsabilità, intesa come radice di ogni ragionevolezza dell’esserci mortale. Nei suoi “Cernets de captivitè”, pubblicati soltanto nel novembre scorso, Levinas usa il topos della “felix culpa” per esprimere questa razionalità dell’esserci umano, in cui l’essere si manifesta come storia che richiama alla responsabilità.