Sapere, saper fare, saper essere hanno costituito da decenni gli obiettivi di ogni istituzione educativa. E questi obiettivi vanno perseguiti anche in Università. Ma il convegno "Mediatori in sinergia, per un processo d'integrazione in università" organizzato dal Centro disabili d'ateneo quest’anno ne ha aggiunto un altro che ben si allinea al dettato della legge 104 del 1992 e che tende a trasformare il semplice inserimento in reale integrazione: il saper far fare. Lo staff del Centro composto da me in qualità di delegato del Rettore per la disabilità, da Renata Castellani con funzione amministrativa e da Fabiana Canarini con funzione di tutor di sistema, e quindi prettamente pedagogica, ha voluto un convegno non sui problemi dei disabili in Università ma un convegno con i disabili protagonisti attivi dell’evento.
La Tutor di Sistema, coadiuvata dal regista Ezio Cuoghi, ha preparato con un incontro settimanale con i ragazzi del Centro un Laboratorio teatrale nella cui performance tutti i partecipanti hanno avuto la possibilità di manifestare alcune delle loro diverse abilità superando enormi difficoltà e perseguendo una somma di obiettivi di sviluppo umano e sociale che un intero Anno Accademico con esami superati non persegue mai (fermi come si è troppo spesso a perseguire l’obiettivo del sapere!)
Perché proprio il laboratorio teatrale? E perché la tematica “Sogno e Utopia”? La scelta del tema è avvenuta con un brain storming da parte degli stessi ragazzi e centrava bene l’aspirazione di tutti ad una vita universitaria da parte di giovani che insieme agli studi e alla professione nutrono l’Utopia di una vita integrale e integrata, in armonia con le più profonde aspirazioni della loro giovinezza. Di fatto il laboratorio ha trasformato le vite parallele e solitarie di molti in allargamento di relazioni sociali, in possibilità di esprimersi anche di fronte ad un folto gruppo di uditori attenti, in presa di coscienza di potenzialità ignote, in esperienza di superamento di difficoltà reali, in occasione di trasformazione dei servizi che ricevono e in cui sono dipendenti in assunzione di responsabilità autonoma. L’autostima di molti è cresciuta, il bisogno di autoaffermazione e di protagonismo ha individuato una strada socialmente perseguibile e il riscontro ricevuto dal pubblico presente ha sottolineato a tutti quanta efficacia didattica (la didattica della vita!) vi sia nell’uso di questo mediatore. Un mediatore che ha richiamato presto la sinergia di altri: dalla musica al canto alla pittura, alla poesia. L’importanza e la piena riuscita della performance finale è indubbia, ma ciò che ha avuto più valore è stato il processo vissuto nel laboratorio in cui si è lavorato sia in sottogruppi che tutti insieme sotto la sapiente guida del Tutor di Sistema e l’esperienza operativa del Regista. Il Convegno ha voluto dare un messaggio forte sia nei contenuti che nella modalità con cui è stato voluto e condotto dal Tutor di Sistema. Anzitutto il moderatore, un laureando del Centro, Federico Martinelli, si è dimostrato essere un navigato presentatore. Chiaro, preciso, puntuale, sicuro nel ruolo che gli era stato assegnato.
Le lezioni di Petra Maria Teclu, musicista e diplomata in musicoterapia, di Gabriella Lo Cascio da anni musicoterapista che lavora con soggetti autistici e con Alzheimer, di Mario Ambrosini artista e pittore hanno apportato vere novità e significati di grande spessore culturale ed umano. Ma i relatori più attesi nella mattinata sono stati i giovani del Centro, Simone Bonaconza, Giovanni Bovi, Viviana Veronesi. I loro interventi hanno lasciato tutti senza parola: i battimani ricevuti erano l’espressione spontanea di chi scopre per la prima volta le diverse abilità. Anche il fatto che durante le relazioni il pittore Maurizio Zanolli improvvisasse in modo estemporaneo sotto gli occhi di tutti grandi dipinti, dava il senso della vita vissuta così come l’esposizione dei capolavori di Ambrosini che chiamavano al dialogo con l’autore, ha creato un clima di profonda partecipazione empatica di tutti i convenuti. Quanto è avvenuto nel pomeriggio presso il teatro Stimate ha dell’incredibile. Il sinergismo fra attori (compresi gli studenti delle 150 ore in servizio al Centro e volontari), tecnici, regista, Tutor di Sistema è stato apprezzato dal folto pubblico che hanno ammirato le voci di Serena Pascarosa, il canto di Simone Bonaconza e Viviana Veronesi, la poesia “il tuo sorriso” di Pablo Neruda scelta e interpretata a meditazione da Renata, le parodie di Giammatteo Massignan, la delicatezza realistica del sogno “la fata Utopia” in cui erano protagonisti – oltre Fabiana Canarini – Giovanni Bovi e Serena Pascarosa e… tanti altri “sogni”. Anche il commento del regista che ha sottolineato la straordinaria equazione tra vita e teatro e l’analisi critica di Sofia De Bernardo, tirocinante, che ha seguito tutto il percorso con l’osservazione partecipata, hanno evidenziato lo spessore formativo dell’esperienza. La chiusura del Convegno ha annoverato una lezione del prof. Luigi Giuseppe Bongiovanni, del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Verona, che ha donato ai partecipanti alcune delle conoscenze della ricerca neurologica oggi e che aiutano a sperare per molti di questi nostri giovani un futuro migliore in ordine ai limiti imposti loro dalla natura o da incidenti. Non è possibile chiudere questo resoconto del Convegno senza menzionare l’apporto dei maestri e degli allievi del Corso di specializzazione in Musicoterapia del Conservatorio Dall’Abaco di Verona. A cominciare dal mattino con gli intermezzi musicali per finire alla sera in cui prima sono state lette dalla musico terapeuta Giordana Moletta, con accompagnamento di Petra Teclu e del Maestro Paolo Caneva, alcune delle poesie della poetessa Fabiana Canarini, poi con la partecipazione straordinaria dei Maestri Zoltan Szabo e Gian Antonio Mutto, e l’intervento della ballerina Ghislaine Valeriani.