Nella sala della Banca Popolare di Verona è stato presentato un volume speciale: l’ultima fatica di Sandro Ruffo, ‘Voce di un naturalista veronese del Novecento’.
Una testimonianza di affetto nei confronti di Sandro Ruffo. Il presidente di Banca Popolare di Verona ha aperto l’incontro con i saluti istituzionali: “La scomparsa di Ruffo ha lasciato un velo di tristezza attorno a noi, ma è una grande testimonianza di affetto nei confronti del professor Ruffo quello che siamo venuti a fare oggi – ha espresso Alberto Bauli – la sala è piena di amici e persone che lo stimavano perché è stato un grande scienziato, un grande naturalista che ha dedicato le sue capacità, il suo lavoro e la sua passione per la natura e la scienza, ma è stato anche un grande uomo e un grande veronese”.
Non è una commemorazione. Lo scopo dell’appuntamento pomeridiano è stato quello di far rivivere lo spirito del naturalista veronese; a coordinare i lavori Maurizio Zangarini dell’Istituto veronese per la storia della resistenza e dell’età contemporanea. “L’incontro cade nel trigesimo della scomparsa di Ruffo – ha spiegato Zangarini – non era voluto, ma è benvenuto anche questo anniversario. La presentazione non deve essere la commemorazione ufficiale di Sandro Ruffo. Il nostro istituto ha voluto fortemente la pubblicazione e questa è ‘la’ presentazione dell’ultima fatica, la sua autobiografia. Oggi facciamo quello che lui aveva pensato per questa occasione”.
Il libro visto da due punti di vista diversi. I relatori e i contenuti erano già stati concordati con Ruffo, ma la morte improvvisa non ha permesso che all’uscita del libro lo scienziato nativo di Soave fosse presente. Gino Tomasi, già direttore del museo Tridentino di Scienze naturali, ha analizzato questo ‘diario’ del quale ha provato due sentimenti alla prima lettura dello scritto: “Sorpresa e ammirazione – ha specificato Tomasi, grande amico di Ruffo – due immediati e complementari sentimenti”. Mentre Tomasi si è soffermato sulla figura scientifica di Sandro Ruffo, Gian Maria Varanini, docente di Storia del nostro ateneo, ha presentato l’immagine pubblica, civile e anche privata, per certi versi, della stessa persona: “È stupefacente che a 94 anni un uomo possa scrivere con tale freschezza, levità, garbo, autonomia e misura una storia così lunga”.
Allo zio avrebbe fatto tanto piacere. Il nipote Gianbattista Ruffo ha letto una sorta di libro d'appunti che lo zio aveva lasciato in previsione della presentazione del libro. “Sono state così belle, umane ed esaustive le due relazioni precedenti che non credo ci sia altro da aggiungere – ha chiuso così la presentazione il nipote di Sandro Ruffo – Quello che voglio fare è fare quello che avrebbe fatto mio zio: devo ringraziare in primis Maurizio Zangarini, non solo come presidente dell’Ivrr, ma anche come amico, l’aspetto più importante, che con Anna gli sono stati molto vicini per editare il libro e chiuderlo nel migliore dei modi; non posso dimenticare l’amico Maurizio Miele e la casa editrice Cierre, che ha colto con grande entusiasmo la pubblicazione. Desidero ringraziare Tomasi e Varanini, per quello che hanno detto e per come l’hanno detto, e per concludere ringrazio tutti i presenti, lo avrebbe fatto anche lo zio, per l’amicizia, la vicinanza, la stima sentita e partecipata che c’è sempre stata, anche dopo la vita”.