In occasione del progetto ‘Ospiti in galleria’, il museo di Castelvecchio accoglie l’opera “La Crocifissione” del Maestro di Santa Anastasia della collezione privata Olivetti Rason di Firenze. Presenti all’inaugurazione Erminia Perbellini, assessore alla cultura, Giuseppe Manni, presidente dell’associazione Amici dei Musei, Paola Marini, direttrice del museo di Castelvecchio e Gianpaolo Olivetti Rason, proprietario dell’opera che resterà esposta fino al 30 giugno 2011.
‘Ospiti in galleria’. L’iniziativa inaugura la serie ‘Ospiti in galleria’, promossa dal comune di Verona -assessorato alla cultura, la direzione musei d’arte e monumenti e sostenuta dall’associazione Amici dei Musei. L’associazione degli amici di Castelvecchio e dei civici musei d’arte di Verona opera dal 1991 a fianco di Castelvecchio e dei musei del sistema civico veronese, fa parte della Fidam, federazione italiana degli Amici dei Musei e offre un modo di conoscere e vivere l’arte attraverso un profondo coinvolgimento. In questi anni l’associazione è cresciuta attraverso una serie di iniziative di conservazione e arricchimento del patrimonio storico e artistico della città, di valorizzazione e incremento delle raccolte dei musei, di sostegno alle iniziative dell’assessorato alla cultura per i musei e di organizzazione di visite, viaggi e incontri.
‘Un nuovo modo di fare museo’. Con queste parole Erminia Perbellini ha parlato dell’occasione che ha permesso di ospitare “un’opera che non è nostra ma che fa parte della storia della nostra città. Siamo felici ed orgogliosi – ha aggiunto Perbellini – di aver trovato questa sinergia tra il museo di Castelvecchio e quei collezionisti privati che offrono la possibilità di godere delle opere delle loro collezioni. Speriamo in una lunga serie di felici occasioni come quella di oggi”. Anche Giuseppe Manni ha parlato di “un nuovo modo di fare museo, un modo per portare più opere e più persone interessate a vederle. E’ un progetto nel quale la nostra associazione crede molto”. Gianpaolo Olivetti Rason si è dichiarato “lieto di aver fatto questo prestito al museo di un’opera che mi ha colpito dal primo momento”.
L’opera. Il tabernacolo, del 1300, è opera di uno scultore ancora ignoto chiamato per convenzione Maestro di Santa Anastasia. L’opera è un testimone straordinario e inedito dell’arte del Maestro e della sua riflessione sull’umanità di Cristo di fronte alla morte, mediata da certo spiritualismo degli ordini mendicanti. L’urlo soffocato di Gesù si deforma su una testa piegata, quasi spezzata ad angolo retto, innaturale, che suscita nello spettatore apprensione, ma anche un’empatia strana e insospettabile, fino a sconfinare in un sentimento di dolcezza. Spesso il pubblico associa la bocca spalancata dalla morte con la memoria del dipinto l’ ‘Urlo’ di Edvard Munch: questo collegamento fuori dal tempo è il miglior testimone della modernità tragica e visionaria dello scultore.