L'Accademia di agricoltura, scienze e lettere, importantissimo osservatorio veronese, è stato celebrato giovedì 21 ottobre nell'ambito dell'iniziativa I giovedì della scienza: tra cielo e terra. L'evento, in occasione del quale sono intervenuti ospiti illustri, ha voluto tracciare la storia dell'osservatorio ma anche dei suoi protagonisti nel corso dei secoli.
L'evento. Continua con grande affluenza di pubblico il ciclo di conferenze I Giovedì della Scienza:tra cielo e terra, all'Accademia di agricoltura scienze e lettere di Verona. Giovedì 21 ottobre il secondo incontro dal titolo 'Che tempo faceva. Storia delle osservazioni meteorologiche a Verona dall'Accademia ad oggi', mediato da Galeazzo Sciarretta, presidente dell'Accademia e con l'intervento di Ettore Curi, storico della scienza nonché segretario dell'Accademia e responsabile della biblioteca e Dino Zardi, docente di fisica dell'atmosfera all'università di Trento.
Presentazione.A fare gli onori di casa è stato il dottor Galeazzo Sciarretta, mediatore dell'incontro, il quale ha introdotto il tema. "E' di enorme importanza il metodo dell'osservazione diretta dei fenomeni in tutti gli ambiti di ricerca", ha detto. Si è dunque soffermato su quelli climatici, sostenendo che "è proprio la costanza e la precisione delle rilevazioni svolte dai diversi studiosi dell'Accademia ad aver reso quest'ultima la più antica ed importante sede di osservazioni del territorio italiano". Sono una conferma di ciò i documenti custoditi negli archivi dell'osservatorio, in particolare una serie di quadernetti che grazie al loro contenuto minuzioso e ordinato costituiscono una fonte di informazioni unica al mondo.
I relatori. Per l'analisi di questi quadernetti e degli altri documenti che testimoniano la centralità della città di Verona la parola è passata ad Ettore Curi e a Dino Zardi che insieme hanno ricostruito la storia delle rilevazioni climatiche svolte nel veronese. Curi, grazie alla sua conoscenza dei documenti contenuti negli archivi ha affrontato il tema delle rilevazioni meteorologiche effettuate dal 1788 al 1931 nelle varie sedi dell'Accademia. "Sono diversi i protagonisti che si sono succeduti negli anni – ha detto -. A partire dall'astronomo Antonio Cagnoli il cui metodo è stato poi adottato pressochè invariato da tutti i suoi successori". A completare l'intervento di Curi ha provveduto Zardi che si è concentrato sul ruolo svolto dalla città scaligera prima e dopo l'attività dell'Accademia, fino alle diverse istituzioni che attualmente si occupano delle rilevazioni. "Voglio in chiusura sottolineare l'importanza della registrazione costante e accurata dei dati climatici giorno per giorno – ha chiarito – E una delle lezioni che tutti noi dovremmo imparare è che per quanti modelli possiamo utilizzare o per quanti software possiamo avere, le rilevazioni meteorologiche puntuali e precise sono insostituibili".