Il servizio di consulenza psicologica offerto dall’Esu Ardsu di Verona raddoppia. A partire da questo semestre saranno due le psicologhe che l'ente di diritto allo studio regionale mette a disposizione degli studenti dell'ateneo veronese per aiutarli ad affrontare pensieri, problemi e ansie legati non soltanto al mondo universitario ma anche alla propria personalità.
Un servizio sempre più efficiente. Aumentano le ore di assistenza settimanali, da 7 a 13, e aumentano anche le specialiste che seguono i ragazzi. A Laura Facchinetti, già presente lo scorso anno si è aggiunta infatti Chiara Varalta. Ed è stata proprio lei a spiegare come sia stato necessario integrare il servizio “Dal momento che i ragazzi che si rivolgevano allo sportello per parlare con la mia collega erano costretti a lunghissime attese. Si arrivava a farli aspettare anche alcuni mesi. Oggi siamo in due e riusciamo a seguire meglio gli studenti che ci contattano, sia venendo di persona che scrivendoci email per risolvere piccoli problemi quotidiani”.
Donne e studenti stranieri prima di tutti. “È emerso fin da subito che la maggior parte delle persone che cercano assistenza psicologica all’Esu sono femmine – ha chiarito Laura Facchinetti spiegando che queste sono addirittura il 91% del totale, secondo i dati aggiornati a giugno –. E questo è dovuto soprattutto a due stereotipi di tipo socio-culturale. Il fatto che le donne abbiano una sensibilità diversa da quella maschile e più portata ad accettare e condividere la presenza di un problema ma anche l’accettazione, da parte della nostra comunità, del fatto che una donna chieda aiuto”. Facchinetti è convinta che quando a chiedere aiuto è un uomo, questo sia guardato con più sospetto dalla società e così i maschi tendono a risolvere da soli i propri conflitti interni, quando ciò è possibile. “L’altro dato rilevante – ha detto Gabriele Verza, direttore dell’Esu – è la presenza di cittadini stranieri al nostro sportello. Il 25% del totale vengono da altri Paesi”. “Il dato è duplice perché si parla di ragazzi che partecipano ai progetti Erasmus ma anche di figli di persone emigrate in Italia da stati molto più poveri del nostro”, ha aggiunto Giovanni Batocchio, direttore dell’ente. “Questi ultimi cercano il nostro aiuto perché sentono come molto forte la pressione sulle proprie spalle – ha puntualizzato Varalta -. Infatti si ritengono portatori di un riscatto sociale valido anche per i propri genitori che fanno grandi sacrifici per mantenerli agli studi”.
I problemi dei giovani. È emerso che gli studenti che vanno in cerca di una psicologa all’Esu non lo fanno, la maggior parte delle volte, per problemi legati al mondo universitario, alla scelta dei corsi o del lavoro che seguirà, ma per affrontare tematiche personali legate alla crescita, all’indipendenza economica e personale. Ma anche ai rapporti interpersonali e a quelli con la famiglia, senza dimenticare le liti con il fidanzato. Tutti argomenti che non ci si aspetterebbe di trovare in una struttura strettamente legata all’ateneo ma che sono spesso più urgenti per chi cerca assistenza.
Un servizio in crescita grazie al passaparola. È emerso che a portare i ragazzi in queste strutture non sono tanto i depliant informativi o gli articoli di giornale, quanto piuttosto il fenomeno informale del passaparola tra amici e conoscenti, spesso nelle aule universitarie dove nascono amicizie, amori e dove si condividono pensieri e speranze per il futuro. “È così che molti ragazzi, all’inizio riluttanti, si sono aperti a noi e insieme a noi scoperti – ha concluso Facchinetti -. Magari partendo da un problema pratico, per poi capire che avevano molto di più da raccontare”.
Informazioni utili. Il servizio di consulenza psicologica è aperto a tutti gli studenti dell'ateneo. E' sufficiente inviare un'email all'indirizzo consulenza.psicologica@esu.univr.it per poter prendere un appuntamento con una delle psicologhe della struttura ma anche per porre loro qualche domanda o soddisfare una curiosità. Inoltre, a partire da quest'anno, lo sportello è presente anche in zona Borgo Roma.