Al via il progetto di ricerca “La valorizzazione del territorio attraverso il recupero dei manufatti produttivi” promosso dall’università di Verona e Agsm Energia. La società del gruppo Agsm che intrattiene i rapporti economici e commerciali con la clientela ha aderito al Nua, network Univerona aziende, finanziando con un investimento di 60.000 euro un progetto triennale da svolgere nell’ambito del dottorato di ricerca in Beni Culturali e Territorio, per l’analisi di alcune testimonianze del patrimonio architettonico industriale veronese. Il progetto di ricerca affidato alla giovane dottoranda Erika Bossum si tratta di uno studio approfondito dei manufatti industrial realizzati a cavallo tra Ottocento e Novecento per la produzione di energia idraulica e idroelettrica: strutture di grande interesse e fascino che appartengono all’eredità dell’archeologia industriale veronese e che ad oggi spesso sono cadute nel dimenticatoio.
L’energia dal passato. Il progetto prevede lo studio di alcuni degli edifici storici che al tempo della loro progettazione e realizzazione sono serviti a produrre energia. Mulini, dighe, centrali elettriche saranno riscoperti grazie ad un progetto diretto da Loredana Olivato, coordinatrice del dottorato di ricerca in Beni Culturali e Territorio, in collaborazione con Giovanni Frigo, presidente di Agsm Energia. A tessere lodi all'iniziativa Antonio Salvini direttore amministrativo dell’ateneo: “La sinergia di università e Agsm Energia rientra nell’ambito del progetto Nua, network univerona aziende, una opportunità che permette alle aziende veronesi di divenire partner dell’ateneo nel sostegno alla ricerca.”
La scelta. A condurre la ricerca sarà la dottoressa Erika Bossum selezionata tramite concorso pubblico da una commissione composta da Loredana Olivato, Silvino Salgaro, presidente del corso di laurea in Beni Culturali, Daniela Zumiani docente di Architettura del paesaggio e Giovanni Frigo in qualità di esperto esterno. La dottoranda presenterà, a fine triennio, una tesi sulla ricerca svolta. “La dottoranda ha una particolare competenza in questo argomento, derivata da analisi sul campo in molti paesi europei e non, dalla Francia al Portogallo alla Cina“- ha spiegato Daniela Zumiani -. Il suo lavoro consisterà nell’individuazione e nello studio dei siti e delle reti idroelettriche per poi proporre il metodo migliore per riutilizzare questo patrimonio”.
Il capitale veronese. Il progetto è focalizzato sull’individuazione del sistema energetico storico veronese costituito sia da infrastrutture che da complessi architettonici, patrimonio di interesse centrale nella determinazione delle forme del paesaggio contemporaneo. Oltre al sistema delle grandi reti di conduzione idrica collegate alla produzione dell’energia, esistono, infatti, imponenti strutture architettoniche progettate tra i secoli XIX e XX, che segnano il carattere di importanti nodi urbani, suburbani e territoriali. Alcune di esse, vere e proprie cattedrali della civiltà industriale, sono oggi in disuso perché inadeguate per la loro funzione originaria.
I manufatti storici. L’insieme di questi manufatti ed infrastrutture idroelettriche rimane, comunque, un elemento connotante il paesaggio veronese, in quanto conseguenza di una profonda razionalizzazione della natura – si pensi all’impatto ambientale del canale industriale Camuzzoni e della diga del Chievo, o all’ecosistema artificiale di grande valore paesaggistico dell’area del Pestrino – e alla base dello sviluppo della modernità. I valori di tale patrimonio risiedono nelle conseguenze storiche profonde di cui esso è testimonianza, nei fattori di identità sociale, nelle qualità tecnico-scientifiche delle componenti materiali, nell’impatto estetico delle architetture; valori che sono intrinseci al sito, ai manufatti che lo compongono, ai macchinari, al paesaggio industriale, alla documentazione e alle testimonianze della memoria e della cultura umana.
Tutela e riuso. Per questo il progetto di ricerca del dottorato in Beni Culturali e Territorio individuerà gli elementi del patrimonio legato alla produzione dell’energia idroelettrica che vanno tutelati per la salvaguardia della memoria storica. La Bossum ha precisato: “lo studio comparato di casi analoghi a livello nazionale ed internazionale mi permetterà di elaborare ipotesi di progetti di riuso per la valorizzazione del territorio in un’ottica di sviluppo locale sostenibile e culturalmente consapevole”.