Un’Africa diversa, un’Africa di cui poco si parla: l’Africa delle “donne-schiave”. Un incontro, quello organizzato dall’Università, per il ciclo “Facoltà di Comunicare”, dal forte impatto sociale ed emotivo che ha voluto dar voce al problema della tratta di esseri umani, attraverso le parole di Isoke Aikpitanyi, ex vittima dei trafficanti e autrice del libro-testimonianza “Le ragazze di Benin City”. Tra gli ospiti, Anna Pozzi, giornalista di “Mondo e Missione” e autrice del libro “Schiave”, Jessica Cugini, giornalista, caporedattore del mensile “Combonifem” e Andrea Deaglio, autore del documentario “Nera- Not the Promised Land”. Ha condotto l’incontro Olivia Guaraldo, docente di Filosofia Politica.
La tratta delle schiave. “Nera- Not the Promised Land” il documentario, diretto da Andrea Deaglio, è una testimonianza diretta di una realtà che appare estranea e lontana alla nostra società. Nera è una ragazza nigeriana come tante, approdata clandestinamente in Italia e costretta a prostituirsi per ripagare il debito ai suoi sfruttatori. “Le ragazze credono di trovare in Occidente il paradiso – ha affermato Isoke Aikpitanyi- partono con la speranza di trovare un lavoro, magari in un supermercato di provincia e costruirsi il futuro che meritano. Vogliono aiutare la famiglia, vogliono poter dare loro un concreto sostegno economico. Piano piano si rendono conto, però, che è solo un’utopia”. Questo, Isoke lo sa bene. A lei è stato tolto il passaporto, l’unico simbolo concreto della sua identità, l’unico ma forte strumento che i trafficanti hanno per far diventare anonime queste donne-merce. Le ragazze vengono affidate a una maman, spesso una donna che ha già pagato il proprio debito, e a cui devono mensilmente consegnare ciò che guadagnano. È anche per questo che l’autrice di “Benin City” si batte: perché le ragazze vittime della tratta non escono mai da questo male.
L’ Associazione vittime ed ex vittime della Tratta. “In dieci anni circa 500 donne trafficate sono state uccise in Italia, spesso per spaventare quelle che non obbediscono e si ribellano – ha spiegato Aikpitanyi –. È per questo che quotidianamente mi impegno affinché le associazioni internazionali comprendano quanto sia grande il problema. Quello che mi preme far comprendere è che queste ragazze, non si prostituiscono per piacere né per un guadagno veloce – ha proseguito la scrittrice – lo fanno perché minacciate, perché è l’unico modo per continuare a tenere vivo il sottile filo che le tiene unite con la propria famiglia in Africa”. La Casa di Isoke è il centro di accoglienza per le ragazze nigeriane di strada fondata da Isoke ad Aosta, e si impegna quotidianamente per aiutarle a uscire dalla schiavitù della prostituzione.
Tratta e prostituzione. “Importantissimo è comprendere che fra tratta e prostituzione vi è una netta differenza – ha affermato Anna Pozzi, rappresentante del progetto “Mai più schiave”-. Queste ragazze sono delle schiave. Gli uomini comprano sesso per trasformarlo in violenza ed esse ne sono vittime. La prostituzione coatta è, insieme al traffico di organi, armi e stupefacenti, una tra le attività più pericolose al mondo”. La giornalista della Fesmi, Federazione stampa missionaria italiana, ha esposto il problema attraverso dati allarmanti: sempre più ragazze, molte delle quali bambine, continuano a pagare un debito superiore a 80 mila euro; le maman sono circa 10 mila e il numero degli aborti clandestini coinvolge almeno il 50% delle vittime.
L’Africa e la donna. In Africa la donna ha un ruolo centrale e determinante per la società. Essa porta con sé i valori della famiglia e del sacrificio. Quest’anno è partita la proposta di assegnare un Nobel collettivo per la pace 2011 alle donne africane, per il loro impegno nel sostenere il futuro di un intero continente. Un riscatto, una vittoria, un grande passo verso la conquista della libertà.