Vi ricordate del virus H1N1? Nell’autunno 2009 intere pagine di giornali diffondevano notizie allarmanti e predizioni catastrofiche sulle possibili conseguenze della pandemia. Se gli effetti dell’epidemia da virus H1N1 non ebbero nella stagione 2009-2010 una corrispondenza con le proclamate paure, quest’anno l’allarme epidemia da virus H1N1 rischia di diffondersi anche in “accostamento” ad altri virus respiratori. E’ della settimana scorsa il messaggio dell’assessore alla sanità della Regione Veneto Luca Coletto che, in risposta a tre recenti decessi di pazienti colpiti da influenza A/H1N1 e da patologie pregresse, esorta i cittadini ad evitare allarmismi e ribadisce che casi come questi rientrano nel normale quadro epidemiologico caratterizzato dal picco influenzale.
Abbiamo chiesto al professor Giuseppe Cornaglia, docente di Microbiologia dell'ateneo e presidente della European society of clinical microbiology and infectious diseases (Escmid), di fare il punto della situazione.
Abbiamo già raggiunto il picco dell’influenza stagionale? Quali gli scenari futuri?
Secondo gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità, la curva epidemica delle sindromi influenzali non ha ancora raggiunto il picco, con un’incidenza (circa 11 casi per mille assistiti) superiore a quella osservata in tutte le stagioni influenzali precedenti, tranne in quella pandemica (2009-2010) e in quella osservata nella stagione 2004-2005.
E’ ancora presto per valutare gli scenari, ma vale la pena di ricordare che, se è vero che il virus H1N1 non ha creato scenari apocalittici, esso ha tuttavia colpito pesantemente le fasce di popolazione con particolari fattori di rischio (anche Verona lo sta sperimentando proprio in questi giorni) , e ha messo alle corde i sistemi sanitari meno preparati (il che si è puntualmente ripetuto in Inghilterra tra dicembre e gennaio). Tutto questo senza trascurare il pesantissimo impatto sul tessuto economico-sociale, come sempre avviene per le epidemie influenzali più importanti. Bando agli allarmismi, quindi, ma attenzione anche ai pericolosi ottimismi di chi vuole a tutti i costi mettere la testa sotto la sabbia.
L’assessore Coletto rinnova ai cittadini l’invito a vaccinarsi per limitare il rischio di diffusione, ma siamo ancora in tempo?
Direi senz’altro di si, anche se siamo molto in ritardo e ormai lo scopo è più che altro quello di una protezione individuale. La vaccinazione non è immediatamente efficace ma lo diventa dopo circa quindici giorni. Durante queste due settimane c’è ancora la possibilità di venire contagiati, ed è chiaro che in pieno periodo epidemico questa possibilità è molto maggiore che non all’inizio della stagione, quando i portatori del virus sono ancora pochi.
La visibilità mediatica della campagna di vaccinazione per il virus influenzale H1N1 ebbe la conseguenza di muovere nell’opinione pubblica posizioni di pensiero contrastanti pro vaccino o contro vaccino. Qual è la sua riflessione?
Una riflessione molto amara, purtroppo. Lo scetticismo e la propaganda anti-vaccinazione dello scorso anno erano assolutamente infondati, come i dati di farmacovigilanza e la copertura vaccinale ottenuta hanno chiaramente dimostrato. Proprio il fallimento di quella campagna, con l’Italia agli ultimi posti in Europa per percentuale di soggetti vaccinati, è alla base di questa nuova epidemia perché il virus ha potuto trovare, alla sua ricomparsa, larghissime fasce di popolazione non immune. In poche parole, se lo scorso anno non si fosse dato retta a una propaganda isterica e anti-scientifica contro la vaccinazione, in questo momento non saremmo qui a parlare di H1N1, o almeno non in questi termini. Spiace dirlo, ma la responsabilità non è solo della mancata informazione (che pure è stata fallimentare) ma anche dell’atteggiamento negativo degli operatori sanitari, in grande maggioranza scettici quando non apertamente ostili.
La European society of clinical microbiology and infectious diseases (ESCMID) che lei presiede è attiva nel campo della prevenzione e della lotta alle infezioni, svolgendo attività di promozione e supporto alla ricerca, all’educazione e alla diffusione delle “buone” pratiche mediche. Quali sono le più recenti attività svolte?
E’ difficile sintetizzare un’attività che si concretizza ogni anno in decine di attività di successo e, buttandola sul pratico, in centinaia di migliaia di euro investiti per finanziare progetti di ricerca e mobilità professionale. Ho sempre desiderato che Verona, la mia città, potesse beneficiare di tutto questo, ma purtroppo non si sono mai realizzate le condizioni minime necessarie. Per rimanere nel campo delle vaccinazioni, l’ESCMID organizzerà all’inizio di aprile la Conferenza Europea sui vaccini e sul loro ruolo in sanità pubblica, che inaugurerò a Praga insieme al direttore del WHO-Europe e al direttore dell’ECDC (European Center for Diseases Control).