Se i robot dovessero un giorno diventare intelligenti e sensibili, quasi quanto gli umani, potremmo continuare a considerarli semplici macchine, come lavatrici o automobili? Questa è una delle tante domande che mette in primo piano l’etica nell’interazione uomo-macchina. Ne parlerà il professor Giuseppe O. Longo, professore emerito dell’università di Trieste, durante un seminario organizzato dalla facoltà di Scienze Matematiche, fisiche Naturali (Strada Le Grazie, 15) lunedì 28 febbraio alle 16.30 nella Sala Verde.
L’etica al tempo dei robot. Lo sviluppo della robotica, orientata a sviluppare delle macchine in grado di eseguire operazioni in autonomia, solleva importanti questioni riguardanti il modo di approcciarsi ai robot. “Dovremmo adottare atteggiamenti empatici e comprensivi, come nei confronti degli animali domestici? – si chiede Longo – E poi, quali comportamenti dei robot dovremmo tollerare, incoraggiare o vietare?”. Di fatto, così pensati, i robot alimentano un conflitto costante: in bilico tra autonomia parziale e natura artificiale, perché obbedienti alla programmazione umana. “Asimov – afferma Longo – definiva questi problemi “le leggi della robotica” cioè quelle che vietavano ai robot di compiere azioni dannose per gli esseri umani”.
Roboetica. Le leggi della robotica non sono realistiche anche se costituiscono un primo embrione di quella che viene definita “roboetica”.“Il concetto di roboetica si può declinare in almeno tre maniere – spiega Longo – il comportamento degli umani verso i robot, il comportamento dei robot verso gli umani e le conseguenze che ha la presenza dei robot sull’etica in generale, cioè sui comportamenti degli umani in genere. In questo ambito le previsioni si mescolano facilmente con la fantascienza.
Biografia. Giuseppe O. Longo è nato a Forlì il 2 marzo 1941 e vive a Trieste dal 1955. Nel 1964 si è laureato in Ingegneria elettronica e nel 1968 in Matematica. Nel 1969 ha ottenuto la libera docenza in Cibernetica e Teoria dell'informazione.
Dal 1975 ha insegnato Teoria dell'informazione alla Facoltà d'Ingegneria dell'Università di Trieste. Collocato in pensione il 31 dicembre 2009, è stato nominato professore emerito di Teoria dell'informazione. Longo ha il merito di aver introdotto in Italia la teoria dell’informazione.
Ha svolto ricerche sulla teoria delle reti, sulla teoria dei codici algebrici e sulla teoria dell'informazione (in particolare sulla codifica di sorgente). Ha pubblicato numerosi articoli specialistici su riviste italiane e internazionali, un manuale di “Teoria dell'informazione” (Boringhieri, Torino, 1980) e diversi volumi su argomenti avanzati.
Attualmente si occupa soprattutto di epistemologia, di intelligenza artificiale, di problemi della comunicazione e delle conseguenze sociali dello sviluppo tecnico, in particolare di roboetica, pubblicando articoli su riviste specializzate e svolgendo un'intensa attività di conferenziere. Nel 1991 ha vinto il premio “Monselice”per la traduzione scientifica. All'attività scientifica affianca l'attività narrativa e drammaturgica. Il frutto più recente di questo impegno è stato il libro “Il Ministro della Muraglia. Racconti dall’abisso” pubblicato nel 2010 da Trasciatti editore, Lucca.