Di grande cultura e personalità, Philippe Daverio ha fatto il pieno di pubblico. Ospite al Polo Zanotto, l'originale storico d'arte ha dialogato con Mauro Fiorese, docente di fotografia e Gaia Guarienti, critica d'arte. Gli interventi sono stati accompagnati dalle musiche di Paolo Pasolini alla viola e di Valentina Giovannoli al violino.
Le maggiori avanguardie del Novecento. Il tema conduttore della rassegna è la dissidenza. Come ha precisato Guarienti “gli incontri precedenti hanno visto la dissidenza nella letteratura, nel teatro e nella filosofia. Oggi la affronteremo nell'arte e in particolare nelle principali avanguardie novecentesche: il dadaismo, il surrealismo e il futurismo”. L'intervento di Daverio ha preso il via dalla definizione delle tre avanguardie e dal significato che gli artisti diedero loro nel momento della nascita.
“Il dadaismo è gioco e ironia ma è anche momento tragico visto che la sua nascita si colloca nel bel mezzo della prima guerra mondiale – ha spiegato Daverio – Quando scoppia il conflitto una parte degli intellettuali non riesce a sposarne la causa. La sua politica anti bellica si concretizzava nel rifiuto degli standard artistici e nella realizzazione di opere che erano contro l'arte stessa.”. Per quanto riguarda il surrealismo Molinari ne cita il “Manifesto” scritto da Breton nel 1924 in cui si afferma: “Il surrealismo è un automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. Interessante è infine osservare che il futurismo è l'unico vero movimento conseguente all'unità d'Italia, il cui manifesto è un testo decadentista che ha come maggior esponente in Italia Gabriele D'annunzio, che sarebbe l'opposto dei futuristi.
Rottura del concetto stesso di arte. “Un orinatoio in un autogrill è un orinatoio, scelto da Duchamp e messo in un museo è un opera d'arte – ha azzardato Guarienti – Questa rottura completa del concetto stesso di arte come ce lo spiega?” “È naturale che dovesse succedere – ha affermato Daverio – perchè nel momento in cui la rappresentazione vera e propria viene sostituita da altri meccanismi molto più fedeli tutto si rimette in discussione. Per Duchamp era una presa in giro goliardica, per gli americani era l'inizio di una nuova lingua”. L'orinatoio “Fontana” è un classico esempio di ready made, un comune manufatto di uso quotidiano che assurge ad opera d'arte una volta prelevato dall'artista e posto in una situazione diversa da quella normale. “Per le persone di allora era una provocazione, per gli americani una cosa alla quale credere, per gli artisti era la constatazione di una mutazione tipica della cultura della modernità” ha precisato lo storico d'arte. La genialità dell'invenzione del ready made è la scoperta che ci sono cose che non servono più ma che hanno un loro residuo di poeticità. E proprio qui sta la genialità di Duchamp.
L'avanguardia oggi. “Che cos'è l'avanguardia oggi?” ha chiesto Guarienti. “Non c'è più l'avanguardia – ha annunciato Daverio – perchè l'avanguardia è un fenomeno tipico della società di massa. Solo la massa organizzata può immaginarla e oggi la massa non esiste più e di conseguenza nemmeno l'avanguardia”.
Ospiti dei prossimi incontri Massimo Cacciari, il 24 marzo e Emir Kusturica, il 31 marzo. Per maggiori informazioni consultare il sito www. idem-on.net