La verità che si sviluppa dagli errori è il fulcro della lectio presentata da Giulio Giorello, alla platea di Infinitamente. Il filosofo della Scienza, oggi in cattedra all’Università di Milano è tato introdotto da Bettina Campedelli, prorettore vicario dell’università di Verona.
Milton. Giorello si sofferma sul pensiero di John Milton. Secondo il poeta inglese del 17esimo secolo non si ha una visione unilaterale della verità poiché c’è sempre la possibilità di errore e la verità è uno sforzo collettivo. Il quadro concettuale della concezione soggettivistica delle probabilità e delle decisioni razionali vede nell’intuizione del poeta Milton una molteplicità di strategie che rendono più potente e articolata l’azione.
L’importanza della matematica. La verità non è un possesso, ma è un ideale regolativo a cui si tende ma non si arriva. Solo i matematici possono insegnare come arrivare alla verità, all’infinito, poiché la nostra immaginazione è debole. La natura è in grado di mettere in atto tutte le infinità possibili che solo con la matematica possono essere colte. Giorello si è soffermato su Luigi Einaudi il quale sosteneva che il tiranno è il possessore della verità obbligando così i sudditi ad inginocchiarsi di fronte a lui. Il docente ha concluso con una frase di Nietzsche: “Vince davvero la verità, qualche errore ha lottato per lei”.