Siamo veramente certi che il cervello dell'uomo sia più sofisticato di quello degli animali? Quali sono gli aspetti che giustificano la superiorità umana? Il linguaggio è solamente un mezzo in più o toglie qualcosa all'essere umano? Ne hanno discusso insieme Enrico Alleva, etologo all'Istituto superiore di sanità, Paolo Francesco Fabene, docente di Anatomia umana all'università di Verona e Giorgio Vallortigara, ordinario di Neuroscienze e direttore del Center for mind/brain sciences dell’Università di Trento. Moderatrice della tavola rotonda Silvia Bencivelli, giornalista scientifica.
Superiorità o diversità? Perfezione, errore e differenza. Sono questi i concetti chiave della terza edizione del festival di scienze e arti di Verona. Ed i tre concetti sono la base dell'intervento di Alleva: "Voglio sfidare l'idea della perfezione del cervello umano che viene spesso venduto come il prodotto migliore che ci sia sulla terra. L'errore sta proprio qui, nel guardare il mondo con una visione che mette al centro la specie umana senza tener conto che gli altri animali non sono inferiori ma semplicemente diversi". Il cervello dei volatili ha delle strutture non molto lontane da quelle dei mammiferi. Quello dei pipistrelli è ricco di accessori che gli permettono di volare di notte. Il delfino è considerato uno dei mammiferi più intelligenti al mondo. Il cane è in grado non solo di interpretare lo stato emotivo di un'altra specie ma riesce addirittura a modificarlo. La nocciolaia è un uccello con una memoria spaziale cui l'uomo non si avvicina nemmeno. “Da tutte queste osservazioni – ha spiegato Fabene – non è difficile giungere alla conclusione che anzichè parlare di superiorità delle capacità mentali di una specie su un altra è più giusto affermare che ogni animale ha delle capacità peculiari che gli altri non hanno”.
Il linguaggio dà, il linguaggio toglie. Alcuni esperimenti condotti su uccelli e scimpanzé sono una conferma di come il loro cervello sia molto più sofisticato di quanto crediamo. "Il linguaggio ci conferisce sicuramente un di più – ha affermato Vallortigara – però è interessante chiedersi anche se il linguaggio ci toglie qualcosa. La risposta a questa domanda ce la dà Nadia, una bambina autistica che all'età di tre anni era dotata di capacità artistiche nettamente superiori a quelle dei suoi coetanei. Quando però i progressi nella terapia hanno portato la bambina ad apprendere il linguaggio, questi sono andati di pari passo con la regressione delle sue doti artistiche. All'età di 8 anni – ha concluso Vallortigara – quando Nadia parlava quasi come una bambina normale, si è ritrovata anche a disegnare come una bambina normale". Siamo certamente esseri intelligenti. Forse i più intelligenti che ci siano al mondo. Siamo in grado di ragionare, di risolvere complicati problemi matematici. Possiamo andare sulla luna e curare le malattie. Ma tutto questo non fa di noi degli esseri perfetti, soprattutto se paragonati agli altri animali, capaci di fare cose che noi nemmeno immaginiamo.