Il viaggio nell’"errore" di Infinitamente 2011 si sofferma anche sul teatro tragico e sul melodramma. Errori diversi che hanno segnato il destino dei protagonisti portando alla loro immancabile rovina. Nell’incontro “Errori tragici e colpe melodrammatiche” Simona Brunetti e Nicola Pasqualicchio, docenti dell’università, insieme all’autore Marco Ongaro, hanno analizzato l’evolversi del concetto di “errore” attraverso due figure esemplificative: il Don Giovanni e le cortigiane del melodramma.
L’errore dalla tragedia greca al cristianesimo. In greco la parola amartìa indica un “errore tragico”. Si tratta di un errore fondante la tragedia greca, che viene compiuto dal protagonista e che lo porta alla catastrofe. “L’eroe può anche non essere consapevole dell’errore che sta compiendo – ha spiegato Pasqualicchio -. Finché non si vede completamente sconfitto, crede di agire nel giusto. In realtà il protagonista va più o meno inconsapevolmente in una direzione opposta a quella che aveva previsto.” Nella civiltà cristiana, la colpa verrà indirizzata verso la sfera erotica e l’errore diventerà peccato. “Nella tragedia greca l’eros non era un problema – ha continuato Pasqualicchio-. In orizzonte cristiano c’è la possibilità del perdono e una giustificazione in senso positivo che nel teatro greco non c’era.”
Le cortigiane dell’Ottocento. Le cortigiane, donne che usavano il proprio corpo per far perdere la testa agli uomini e dilapidarne il patrimonio, sono l’emblema di una colpa ingiustificabile. La colpa sessuale, in quanto dovuta a una libera scelta, è insanabile. “Non è un errore tragico perché la via che la donna ha scelto deriva da una decisione consapevole – ha detto Brunetti -. Si ha comunque una possibilità di redenzione che consiste però nell’annullamento della persona.” In prima battuta la redenzione consisterà in un avvicinamento alla religione, ma dal Romanticismo in poi solo l’amore di un uomo potrà riscattare questa donna. La donna sarà costretta a sacrificare sé stessa e tutto il bene che ha raggiunto in nome della religione e della morale borghese. L’unico modo con cui questa donna potrà redimersi sarà con la morte: un sacrificio del sé per amore dell’uomo. “Queste eroine costituiscono un capro espiatorio in quanto evitano di contaminare l’onorabilità della famiglia borghese” ha concluso Brunetti.
Il Don Giovanni. “Il vero errore è stato quello di scrivere il Don Giovanni come tentativo edificante della società – ha analizzato Ongaro -. L’errore consiste nel prendere l’amore per passione. Passato il momento più bello, quello dell’innamoramento iniziale, non rimane niente e Don Giovanni deve continuare a innamorarsi. Promette a tutte le donne che incontra il matrimonio. Ma il giurare l’eternità, far finta che durerà per sempre, fa parte della passione.”