Medicina ed economia sono due discipline con le quali ci confrontiamo quotidianamente. Cosa succede quando queste scienze si scontrano con l'errore e l'incertezza? A questa domanda hanno cercato di rispondere Pierdaniele Giaretta, docente dell'Università di Padova e Roberto Cordeschi, docente de "La Sapienza" di Roma nel corso dell'incontro che si è svolto domenica 20 marzo al Museo Civico di Storia Naturale di Verona.
Errore e medicina. Esistono due tipi di incertezza: quella legata ad ipotesi alternative e quella nel rilevamento dei dati. L'incertezza è poi connessa con l'errore che consiste nel mancare un obiettivo. In Medicina l'errore può avere luogo principalmente a livello delle conoscenze richieste. Per Giovanni Federspil, docente recentemente scomparso, che per anni è stato ordinario di Metodologia clinica a Padova, il compito del clinico è spiegare perchè certi fenomeni morbosi si verificano in un dato paziente, in un dato momento e in un certo luogo. Infatti il medico non ha il compito di guarire l'uomo in generale, ma un individuo particolare, il singolo. Quindi noi possiamo conoscere ciò che è salutare per il genere umano ma non abbiamo e non avremo mai la scienza medica. Tuttavia nessuna scienza considera il particolare ma si basa sempre sull'universale e per questo spesso si cade nell'errore. “È meglio sbagliare correttamente piuttosto che indovinare per caso. Gli errori fortunati tendono ad essere ripetuti, ma la ripetizione non è altrettanto fortunata” conclude Giaretta.
Errore ed economia. Il dibattito si è spostato poi in un altro ambito che ci tocca direttamente: l'Economia. Le previsioni non sempre funzionano: Halley previde il passaggio della cometa ma non sempre è così. La domanda al centro della questione è: perchè non si riesce a prevedere la crisi finanziaria? Essendo l'economia una scienza, i suoi modelli dovrebbero essere utili per comprendere e prevedere la crisi. Eppure non è così. Principalmente perchè, secondo Cordeschi, i rischi non vengono colti nella loro globalità, oppure perchè i modelli sono troppo semplificati e bisogna quindi considerare altri fattori. Il premio nobel Krugman parlò degli economisti anglossiani che si limitavano a proporre modelli formali del migliore dei mondi possibili. Da questo modello classico siamo passati oggi ad un modello più vicino al mondo reale che non prevede il raggiungimento di una soluzione ottima ma di una soluzione soddisfacente. Nelle scienze ogni modello è sempre una semplificazione della realtà e quindi non può essere privo di errore, ma questo modello più realistico può ridurne il margine di rischio.