L'università di Verona vanta docenti riconosciuti e premiati a livello internazionale. È il caso di Michelangelo Zaccarello, professore di Filologia della letteratura italiana. La Society for textual scholarship della Pennsylvania gli ha conferito l'executive director's priz, vale a dire il premio per il miglior saggio comparso nella loro rivista dal titolo “Textual Culture”. Il saggio è intitolato “Metodo stemmatico ed ecdotica volgare italiana. Brevi considerazioni su alcuni recenti contributi metodologici”. Ne abbiamo parlato con il protagonista.
Professor Zaccarello, quale valore ha il premio che ha ricevuto?
Si tratta di un premio interno alla Society of Textual Scholarship, quindi un gruppo di poche centinaia di persone che si occupano di critica del testo e di problemi connessi all'edizione di testi più o meno classici delle rispettive letterature. Il bello del congresso annuale è proprio ritrovarsi dai quattro angoli del Globo per parlare di aspetti e problemi che, nelle rispettive università, raramente hanno un posto di primo piano.
In cosa consiste il metodo stemmatico?
Il mio lavoro affronta problemi decisamente tecnici e implicazioni di metodo nella ricostruzione dei rapporti fra le testimonianze pervenute: quando di un'opera non abbiamo l'autografo o una copia autorizzata, il metodo stemmatico ci insegna infatti, con i suoi vari adattamenti, a classificare i manoscritti in base agli errori che condividono: in tal modo, ci aiuta a farci un'idea di quale poteva essere il testo originale a monte di essi.
Il principale vantaggio di questo metodo è che, laddove non sopravvivano testimonianze riferibili all'autore (ad esempio nel caso della Commedia dantesca), non disponiamo di alcuna valida alternativa per ricostruire i rapporti genealogici fra manoscritti: qualunque somiglianza che si fondi su lezioni corrette sarebbe infatti illusoria, poiché in origine esse dovevano essere comuni a tutte le testimonianze senza eccezioni.
A cos'è dovuto l'interesse per l'argomento trattato in questo saggio?
Temo che il dibattito metodologico sulle varie metodologie di restauro del testo sia davvero rilevante solo per gli studiosi direttamente coinvolti nella produzione di edizioni critiche; queste, una volta pubblicate, vengono utilizzate in primo luogo per il testo d'arrivo che offrono, e assai raramente analizzate nelle loro basi metodologiche, se non da altri filologi che intendono produrne di nuove.