Qual è il futuro dell’editoria? Quanto è importante il libro per la nostra società? A queste e ad altre domande ha risposto Gian Arturo Ferrari, presidente del Centro per il Libro e la Promozione della lettura istituito dal Consiglio dei Ministri. La lezione – incontro, organizzata dal corso di laurea magistrale in Editoria e giornalismo, ha fornito numerosi spunti e riflessioni per chi vuole intraprendere la carriera editoriale.
Un po’ di storia. “I libri non sono come li conosciamo oggi – ha spiegato Ferrari – Hanno una vita molto lunga, esistono da circa 3000 anni e nel corso del tempo hanno subito numerose trasformazioni. Prima si utilizzava la pergamena ma, con la nascita della scrittura, la scoperta della carta in Cina e la successiva invenzione della stampa, il libro assunse un ruolo determinante in tutte le civiltà avanzate”. Da oggetto di lusso, utilizzato soltanto dagli aristocratici, grazie ai costi ridotti rispetto alla pergamena, il libro diventò oggetto di tutti. Nacque cosi un pubblico, si sviluppò un determinante rapporto tra chi scriveva e chi comprava, sorsero nuove figure professionali, si senti l’esigenza di mercato.
L’editoria libraria. “Il libro è un prodotto ibrido e impuro – ha sottolineato l’ex general manager di Mondadori Libri – E’ la commistione di due fattori che non sempre vanno d’accordo ovvero l’aspetto culturale e quello legato alla mercabilità. Oggi infatti, chi si occupa di editoria deve pensare alla diffusione di pensieri di ampio respiro ma anche alle esigenze di mercato”.
I giusti requisiti. Sono diverse, secondo Ferrari, le capacità e le qualità che un giovane orientato verso il “mestiere dei libri” deve possedere. Tra queste spiccano la tendenza ad avere una mente manageriale, l’acquistare più libri di quelli che effettivamente si leggono, avere uno spiccato senso di critica, aver letto un’immensa quantità di libri. “Importante è saper scrivere un’eccellente quarta di copertina – ha detto Ferrari – è quella che colpisce il lettore, che spiega il contenuto del libro, che cattura l’interesse all’acquisto”.
“Entrare in una libreria oggi è come andare in guerra – ha ironizzato il presidente del Centro per il Libro – ogni singolo libro è disposto in maniera ben precisa e studiata. Le esigenze di marketing spingono il possibile acquirente dove vogliono. In commercio in Italia ci sono 500.000 titoli, 350.000 dei quali venduti. La maggior parte dei libri li vedo solo se li cerco, dopo un anno e mezzo infatti non vengono più stampati e lasciano il posto ai nuovi”. E ha concluso: “I libri sono come i flauti, suonano con poche note ma danno vita ad infinite melodie”.