Il 73% degli universitari vive ancora a casa con i genitori; il 24% vive e studia in una città diversa da quella d’origine e il 17% divide un appartamento con altri ragazzi. 4 studenti su 10 lavorano anche se i rapporti di lavoro sono per lo più precari. E’ questa la fotografia dello studente universitario presentata nella sesta indagine Eurostudent sulle condizioni di vita e studio degli studenti. Lo studio, intitolato “L’impatto delle riforme nazionali e delle politiche europee per la dimensione sociale”, è stato presentato a Roma il 7 luglio dalla Fondazione Residenze universitarie internazionali in collaborazione con il Miur.
L’ultima analisi. Secondo l’analisi sull’indagine presentata dal “Sole 24ore scuola”, il 50,6% degli studenti universitari è pendolare e il 2,7% vive in un alloggio dei Dsu (le aziende regionali per il diritto allo studio). Frutto di un esperienza internazionale, in Italia il progetto fa parte del lavoro di comparazione internazionale Eurostudent IV, al quale hanno aderito 27 paesi europei. La ricerca si è focalizzata sui seguenti temi: caratteristiche personali degli studenti, origine familiare, ingresso nell’università, condizioni dell’ingresso e percorsi di studio, condizioni di vita: modi di abitare, studio e lavoro, costi dello studio, condizioni di studio: posizione negli studi, uso del tempo, progetti per il futuro, mobilità internazionale e competenze linguistiche. Le informazioni raccolte attraverso l’indagine di campo sono finalizzate alla redazione del National Report – Italy, redatto in lingua inglese, che confluisce nel Rapporto finale della comparazione internazionale Eurostudent IVe si basa su di indicatori strategici per il confronto trans-nazionale e del Rapporto finale della Sesta Indagine Eurostudent, redatto in lingua italiana, che presenta i risultati del monitoraggio della condizione studentesca in Italia ponendo in luce le tendenze di evoluzione dello scenario nazionale e le implicazioni derivanti dal confronto internazionale.
Studenti lavoratori oltre il 40%. Il quadro emerso descrive anche giovani studenti lavoratori. Il 7,5% degli iscritti, infatti, si è immatricolato a 25 anni e oltre, il 13% ha un’età fra i 25 e i 29 anni e il 6% è over 30. Le cause? Aumento dei costi degli studi e condizioni economiche disagiate. Le statistiche Eurostudent rivelano che in Italia gli studenti lavoratori sono 4 su 10, e la percentuale arriva fino al 57,9% tra quelli meno abbienti e fino al 47,6% nel Nord-Est del Paese. Fino a 24 anni i rapporti di lavoro sono per lo più precari. In media gli studenti trovano lavori part time e lo fanno, spiega l’indagine, per bisogno, per rendersi autonomi dalle famiglie, ma anche per avere un rapporto più precoce con il mercato, prendendo contatti con le aziende prima della laurea.
Uso del tempo e contributi. Buone notizie: gli universitari italiani studiano oggi più che in passato. Il tempo medio dedicato a lezioni e studio individuale è di 41 ore settimanali contro le 32 registrate negli anni Novanta. Oggi il 43% degli iscritti giudica “sostenibili” i corsi e il 61% è contento della preparazione. Secondo Eurostudent restano però ancora insufficienti i contributi per il diritto allo studio. Nel 2009, infatti, il 64,7% degli studenti non ha ricevuto alcun aiuto economico, mentre il 18,2% ha potuto contare su un esonero parziale, il 6,3% su un esonero totale, il 3,8% su una borsa di studio dell’ateneo e il 7,1% su una borsa assegnata dagli enti di diritto allo studio. L’importo medio delle borse di studio non supera i 1600 euro.