Il regista è ora diventato protagonista. Autore di testi, regista teatrale e compositore di musica, Alessandro Anderloni, è il poliedrico personaggio attorno al quale ruota la tesi di Eleonora Zoppi, neodottoressa magistrale di Tradizione e interpretazione ditesti letterari della facoltà di Lettere e filosofia. Zoppi, che ha discusso la tesi martedì 12 luglio, ha tracciato un profilo completo dell’artista analizzando a fondo la vita di Anderloni, i suoi affetti e i suoi conoscenti, le sue esperienze, i suoi lavori e le sue creazioni. Mario allegri, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea, era il relatore e Simona Brunetti, professoressa di Storia del teatro e dello spettacolo, era la correlatrice.
L’inizio dell’avventura. Velo Veronese, paesino d’origine dell’artista, grazie al lavoro di Anderloni, è diventato il cosiddetto “paese-teatrale”. “Quando ho scelto di affrontare questa tesi, il giorno stesso in cui il mio relatore mi ha suggerito il nome di Alessandro Anderloni, la sera sono salita a Velo, a 1087 metri sul livello del mare e sulla strada che taglia i grandi pascoli sono arrivata in quella manciata di lucine incastonate tra due monti, nella piazza che ospita il suo piccolo teatro” – così la neodottoressa spiega l’inizio della sua avventura, dell’esperienza che l’ha portata a conoscere un’artista completo.
La tesi. Il lavoro di Eleonora Zoppi si divide in diverse parti ognuna riguardante un differente aspetto del personaggio in questione. Si parte da un profilo biografico di Anderloni per poi passare alle similitudini con altri due fenomeni dai quali il regista non è stato comunque influenzato. Il Teatro povero di Monticchiello e il Progetto Cantoregi di Carignano infatti sono due realtà di cui Anderloni è venuto a conoscenza solo ad attività già avviata. La terza sezione passa in rassegna gli otto spettacoli del protagonista. “Ho interpretato gli otto spettacoli come i capitoli di un romanzo, il “romanzo di Velo”, diviso in otto momenti di storia del secolo scorso inquadrati dalla prospettiva non ufficiale della piccola comunità montana” – ha spiegato Zoppi – “ne emerge un Novecento diverso, fatto di aneddoti sui partigiani e sui tedeschi, di vecchie favole smarrite nel tempo, di gesti e di volti, di personaggi memorabili e di nomi dimenticati”. La tesi si conclude con l’analisi del linguaggio usato da Anderloni e con la sua intervista.
La conclusione.“Libera me a Velo. Il teatro di Alessandro Anderloni” è il titolo della tesi che si conclude mostrando l’importanza del regista per il suo paese d’origine. “Anderloni ha portato il teatro laddove prima non se n’era mai fatto creando per il suo palcoscenico qualcosa di nuovo, di suo, scritto su misura per un paesino che si sta guadagnando un posto nella geografia culturale italiana” – conclude la neolaureata – “permettendo a questa piccola comunità di riconquistarsi appieno la propria identità”.