Nel corso di un anno ¼ della popolazione mondiale è colpita da un disturbo psichiatrico. Un individuo su quattro potrà andare incontro a una disabilità psichica e solo una parte affronta il problema rivolgendosi a uno specialista. Sono questi i dati emersi durante il 10° congresso nazionale della società italiana di Riabilitazione psicosociale (Sirp), sezione speciale della società italiana di psichiatria. A inaugurare i dieci anni di attività, gli ostacoli superati e i notevoli risultati ottenuti, Lorenzo Burti, ordinario di Psichiatria dell’università, numerosi docenti e personalità di spicco del mondo sociosanitario.
Il 10° congresso. Dieci anni fa, nel 1988, a Verona, il 1° congresso nazionale si rilevò un successo. “Sono felice di essere nuovamente qui, dopo dieci anni, a presentare il lavoro svolto – ha detto Burti, presidente onorario – Il successo della società, aperta a tutte le professionalità, a volontari, familiari e utenti, è stato molto soddisfacente con la fondazione di sezioni in tutte le regioni che hanno garantito la loro presenza su tutto il territorio nazionale. L’intera organizzazione di questo congresso è stata eseguita dalla cooperativa self-help San Giacomo, cooperativa di pazienti psichiatrici”. “Quello affrontato in questi anni è stato un lavoro lungo e meticoloso – ha sottolineato Michele Tansella, preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’ateneo scaligero – Insistere con tenacia e determinazione per raggiungere gli obiettivi anche se si incontrano degli ostacoli è solo uno dei piccoli ma importanti passi di cui sono e siamo orgogliosi”.
Che cos’è la riabilitazione?. “Un malato deve avere e ha diritto di cittadinanza nella società civile. E’ troppo spesso vittima di pregiudizi e false accuse. – ha spiegato Burti – L’attenzione focalizzata su intervento sociale e sanitario ha fruttato l’interesse nazionale. La riabilitazione si rivolge all’uomo nella sua interezza, valorizza, anche se malato, le risorse rimaste aiutandolo a sviluppare quelle che, nella fase più acuta della malattia, sono andate perse”. La riabilitazione è un percorso che il paziente compie nella ridefinizione del tempo, dello spazio, delle relazioni e delle attività quotidiane. Importantissimo è il reinserimento sociale e/o lavorativo del malato verso la famiglia e la società, cercando di aumentare il livello di tolleranza nei suoi confronti. Un valido percorso riabilitativo dovrebbe produrre la “guarigione sociale” del paziente, portandolo a reinserirsi completamente, dignitosamente e con successo nell’ambiente socio-lavorativo, anche in assenza di risoluzione della patologia. “Per fortuna, dai tempi della fondazione di questa società molte cose positive sono successe – ha continuato Burti – oltre ad alcuni progressi farmacologici, di tecniche psicoterapiche e riabilitative, si è sviluppata una rete di servizi pubblici vicini al cittadino
Innovazione, tempo, ricerca. “Sono diverse le parole chiave che, chi opera in questo contesto, deve ricordare come tempo, innovazione e crescita – ha detto Tansella – In un contesto cosi difficile come quello in cui viviamo oggi è importante essere consapevoli che promuovere cambiamenti è fondamentale, anche se i tempi di realizzazione sono molto lunghi, per la crescita della ricerca”. Nella sua Lectio magistralis dal titolo “La psichiatria contemporanea, tra ricerca per sviluppare le teorie, ricerca per promuovere i cambiamenti e pratica clinica”, il preside ha spiegato quanto i rapporti tra ricerca scientifica e pratica clinica, sia terapeutica che riabilitativa, sono indispensabili.
Verona e la società italiana. “Sul nostro territorio ciascun servizio dell’Ulss 20 ha in carico una popolazione di circa 100mila abitanti. – ha detto Burti – In un anno riceve circa 2000 individui, la maggior parte necessita di terapia solo ambulatoriale o di assistenza domiciliare o diurna. Pochi restano ancora i ricoveri ospedalieri, reingressi inclusi”. “L’odierna situazione sociale, medica, sociosanitaria è critica – ha sottolineato Nicola Sartor, docenze di Scienza delle finanze dell’università di Verona – Sono i giovani quelli più a rischio. Il futuro è nelle loro mani, l’informazione è sempre meno presente e le risorse impiegate nella ricerca, soprattutto scientifica, continuano ad essere carenti, dimezzate e assenti”.