Giornate a dir poco intense. Le opere arrivano una dietro all'altra con accompagnatori che devono assistere al disimballamento e al posizionamento nelle teche e sulle pareti. Controllano che non ci siano danni e, se ce ne sono, fanno fotografie che documentano che non si sono verificati nel periodo dell'esposizione. Sono momenti anche assai lunghi, perché ci sono pezzi a volte enormi e pesantissimi. Oggi ad esempio è arrivato il grande Tappeto Mamelucco di San Rocco, della metà del '500, lungo oltre 10 mt! Un pezzo quasi unico al mondo, che stava sul bancone della Scuola, non a terra, ma che noi abbiamo dovuto posizionare su una pedana lievemente inclinata nello spazio più grande dell'intera mostra: la sala principale dedicata all'Egitto Immaginato. Sono giunti inoltre vetri del '200 e capolavori di scultura egizia da Bologna, collocati dai relativi conservatori; e inoltre un raro frontone intagliato, dipinto e dorato, della fine del '400, con l'effigie di San Giovanni Elemosinario, un cipriota divenuto patriarca di Alessandria e tumulato però a Venezia, dove le sue reliquie, ancora ben composte, sono conservate nella chiesa di San Giovanni in Bragora e venerate ossessivamente dalla comunità greco-ortodossa. Molto lavoro con i grafici, per sistemare iscrizioni, spiegoni e didascalie: un lavoro meticoloso ma fondamentale, perché gli apparati sono gli strumenti che consentono al visitatore di capire da solo, senza l'ausilio di cuffiette o altro. Poi, all'improvviso, dal portale è entrata una grande cassa azzurra portata da 10 persone: conteneva la famosissima mummia di San Lazzaro degli armeni, una delle mummie più belle del mondo, tutta ricoperta di pietre preziose turchesi (al museo del Cairo non ce n'è una eguale). Ve l'ho fotografata mentre era posta sul tavolone prima di essere posta sulla teca (quello con il dito sul naso è l'architetto Lupo).
A presto.
Enrico Maria Dal Pozzolo