“Senza la poesia non si può arrivare all'anima della foresta”. Queste le parole con cui si è presentata al pubblico Márcia Theóphilo, poetessa e antropologa brasiliana. La scrittrice è stata l'ospite d’onore del galà “Musica e parole” che si è tenuto alla biblioteca Frinzi venerdì 30 settembre. Nei suoi appassionanti scritti la Theóphilo entra nel vivo della bellezza della foresta Amazzonica e invoca la necessità di difenderla per non perdere ciò che ne resta ancora. Un appello, il suo, che le ha consentito l’accesso alla lista dei candidati al premio Nobel per la Letteratura. L'autrice è da anni portavoce di una terra splendida ed oppressa, il Brasile e la foresta Amazzonica: la sua poesia è musica, la sua poesia è colore, la sua poesia è ecologia
L'evento. Una serata di forti emozioni quella che si è svolta in Frinzi. Profondi i sentimenti evocati da Marcia Theóphilo durante la lettura di alcune tra le sue liriche più famose tratte dal volume “Kupahùba, Albero dello Spirito Santo. Il canto della foresta amazzonica” (Alpignano, Tallone, 2000). Insieme alla poetessa brasiliana si sono esibiti il pianista Federico Gianello impegnato nei brani di Franz Liszt e Sandra Ceriani, del circolo dei Lettori di Verona, che ha letto e interpretato alcuni testi di Pablo Neruda. Ha concluso il galà l’attore e pittore Gianni Franceschini, con un’esclusiva perfomance. Alta è stata la partecipazione all’evento che ha coinvolto un pubblico davvero entusiasta.
Salvaguardia dell’ambiente. Biodiversità, ecosistemi e salvaguardia dell’ambiente. Questi i temi protagonisti della serata e delle poesie di Marcia Theóphilo, candidata al premio Nobel per la Letteratura. Le parole della poetessa-antropologa sono messaggere di pace e prosperità per tutte le genti, come momento di incontro tra le culture, come veicolo di dialogo, di comprensione e di amore per l’ambiente. La cultura dello sviluppo sostenibile è basata sul rispetto per il pianeta e per le generazioni future e la sua diffusione è possibile attraverso la coscienza individuale e collettiva. “Ascolto la mia memoria e cerco le parole che abbiano il significato delle cose dette dai popoli antichi – racconta la poetessa – scrivo dei suoni e ad essi seguono sentimenti di estasi, ma anche di terrore”.