Due temi di scottante attualità sono stati al centro del quinto incontro del ciclo tematico “Essere italiani oggi – Per un‘identità politica culturale religiosa” promosso dal collegio “Don Mazza”. La conferenza, dal titolo “La Scuola e la formazione della classe dirigente”, ha ospitato in qualità di relatori Fulvio De Giorgi, docente di Storia della pedagogia presso l’Università di Modena e Reggio Emilia, e Nadio Delai presidente di Ermeneia- Studi e Strategie di Sistema. A coordinare l’incontro è stato chiamato Mario Longo, preside della facoltà di Scienze della Formazione dell'ateneo.
Politiche sociali nella scuola. Fulvio De Giorgi inizia la sua analisi di stampo storico sul tema della Scuola ricordando che l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo sancisce il diritto di ogni individuo all’istruzione, che deve essere gratuita, fondamentale e indirizzata al pieno sviluppo della persona umana. Infatti “nel secondo dopoguerra si sviluppano negli stati occidentali le politiche del Welfare State” spiega il relatore “e l’istruzione ne diviene un coefficiente, in quanto si suppone che possa migliorare le condizioni sociali dei singoli, perciò crescono i finanziamenti ai sistemi scolastici pubblici: si parla di Età d’Oro dell’Istruzione”. “Negli ultimi decenni, invece, c’è stata una drastica svolta neoliberale, i cui effetti più evidenti nella scuola, riduzione della spesa pubblica e tendenziale privatizzazione” ammonisce De Giorgi “fanno si che il destino scolastico dipenda sempre meno dalle capacità e dai meriti dell’individuo e più dalla disponibilità economiche dei genitori”. Infine conclude con la sua soluzione: “Perché la scuola ritrovi in pieno la sua dignità e la sua funzione deve essere creazione di una nuova coscienza senza subalternità a nessuna ideologia”.
Formazione, selezione e ricambio della classe dirigente. “Sono i periodi straordinari, con problemi straordinari, che creano i nuovi cicli di classe dirigente” spiega Nadio Delai “e noi ne stiamo vivendo uno: in questo momento è in corso un esercizio assai complesso di sostituzione di un segmento di vertice della classe dirigente politico-istituzionale”. “Le difficoltà che sta affrontando chi esercita questo ruolo sono dovute in parte all’estinzione delle forme attraverso le quali si formava la classe dirigente per un lungo periodo: il cursus honorum, che poteva durare anche vent’anni” continua il relatore. “Si è istinta anche l’idea che compete all’attuale classe dirigente formare quella futura”. Poi spiega che “una delle debolezze dell’Italia è che l’establishment è debole: la testa non governa senza braccia”. Infatti Delai è convinto che “della cosiddetta classe dirigente solo una piccola parte è davvero dirigente, la rimanente è solo classe gerente”. Infine conclude il suo intervento con un appello ai giovani: “con l’entusiasmo che è giusto avere, dovete sfidare chi c’è dall’altra parte del tavolo anche per occupare i posti che vi spetteranno”.