“Il nostro paese è il mondo e la cittadinanza l’umanità intera”. Scriveva così William Lloyd Garrison, giornalista e riformista sociale statunitense dell’Ottocento. Da queste sue parole derivano concetti come gruppo, educazione, cultura e dialogo che saranno al centro di una riflessione sull’importanza dell’identità sociale e individuale, il 3 e il 4 febbraio alla Gran Guardia di Verona. Si parte venerdì 3, alle 9.15, nella Sala Convegni per l’incontro “Arti, culture e linguaggi in dialogo per una convivenza attiva”, promosso e coordinato dal Centro studi Interculturali d’Ateneo, dall’Ufficio scolastico provinciale di Verona, dalla fondazione L’Ancora e dalla rete Tante tinte. Si prosegue, alle 15 con la tavola rotonda “Fare rete a Verona per l’integrazione” per concludere la due giorni all’insegna della multicultura con lo spettacolo “Il bambino e l’orizzonte”, regia di Mario Peretti e Lucia Ruina in programma sabato 4 alle 21 nell’auditorium della Gran Guardia.
Gli incontri. Nel corso del convegno “Arti, culture e linguaggi in dialogo per una convivenza attiva” verranno discusse importante tematiche sul “gruppo” inteso come concetto al centro dello sviluppo del capitale sociale, delle abilità sociali, uno strumento educativo, di esperienze, linguaggi e dialoghi nella scuola, nell’arte e nel territorio. A coordinare gli interventi Agostino Portera, direttore del Centro studi Interculturali e Cinzia Maggi della rete Tante tinte.Giovanni Pontara, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale di Verona, presenterà Poiesis una nuova realtà associativa per l’intercultura a Verona, nell’ambito della tavola rotonda “Fare rete a Verona per l’integrazione”.
Lo spettacolo. “Il bambino e l’orizzonte”, s’ispira al racconto delle esperienze di Dhoub un fanciullo desideroso di conoscere. Affascinato dall’orizzonte e dal mistero che racchiude quella linea in cui terra e cielo si sfiorano, immagina che al di là di quel confine troverà le risposte alle sue domande e una condizione migliore al suo andare. Ma la strada e il viaggio di Dhoubi, si rivelano difficili e la fatica e il dolore toccano le sue emozioni più intime. La sua storia è espressa dalla sinergia tra gli artisti che individuano i momenti più salienti di un viaggio alla ricerca di se stessi. L’arte, la musica, la danza e la parola, sono, infatti, linguaggio universale per avvicinare al dialogo gli uomini di tutte le etnie.