“È stato ed è ancora un punto di costante riferimento per i suoi allievi della prima ora e per le ultime leve, per quelli che hanno avuto il privilegio di stargli accanto fino alla fine, per medici e non medici, per quelli vicini come per quelli lontani”. Con queste parole Roberto Corrocher, ordinario di medicina interna all’Università di Verona, ha voluto ricordare Giorgio De Sandre, a 10 anni dalla sua scomparsa. Per l’occasione si è tenuto il convegno “Studiando il sangue, verso la medicina personalizzata”. L’incontro, nell’aula magna del Policlinico G. B. Rossi, ha dedicato due giornate di studio alla problematica del sangue nel mondo biologico e medico, dagli sviluppi alle ultime tecniche.
Giorgio de Sandre. Nato a San Martino di Lupari il 19 luglio 1926, si laureò con lode a Padova nel 1950. All’Istituto di chimica biologica di Padova creò un brillante gruppo di ricercatori sul sangue e gli enzimi. Una lunga serie di ricerche sperimentali gli valsero numerosi premi accademici. Nel 1974 iniziò a dirigere a Verona il reparto di patologia medica e nel 1990 divenne direttore della Clinica medica e della scuola di specializzazione in Medicina interna. Fu prorettore e poi professore emerito dell’ateneo scaligero nel suo momento di massima espansione con la nascita di Giurisprudenza e della facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali. “Ha vissuto tutti i suoi giorni come se fossero l’ultimo – ha ricordato Corrocher – era da sempre preparato a questo estremo appuntamento. Da qui nasceva la sua serenità, proiettava il tutto in una dimensione esistenziale diversa”. Ma non solo un medico, un grande professore e un ricercatore, De Sandre fu soprattutto un uomo buono, per Corrocher “di una bontà non episodica; il malato per lui non era un paziente né tanto meno un cliente. Era una persona in difficoltà, era l’uomo malato che attraverso la sua esperienza di sofferenza dava a lui motivo di arricchimento personale: gli era debitore e grato.”
Le due giornate. Le tematiche hanno preso il via dal lavoro di De Sandre. Le due giornate, sono state suddivise in cinque grandi aree tematiche dei più svariati campi, dall’oncologia all’ematologia, dalla medicina interna all’immunologia clinica. Il 10 febbraio si è parlato di anemie e malattie simili, con gli ultimi sviluppi terapeutici, di immunologia clinica, malattie genetiche complesse e coagulazione e emofilia. A introdurre è stato Sandro Caffi, direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria di Verona, con un ricordo personale su De Sandre. A moderare gli incontri, tra gli altri, Giovanni Battista Gabrielli e Paolo Mezzelani, professori di medicina dell’ateneo scaligero. La mattinata di venerdì si è concentrata poi su temi vicini al mondo dell’oncologia, dei tumori al seno, della leucemia e delle ultime ricerche sulle cellule staminali. A coordinare Giovanni Pizzolo, direttore della sezione di Ematologia alla facoltà di Medicina e Maria Antonietta Bassetto, docente del dipartimento di scienze neurologiche.