Le fibre nervose dal punto di vista anatomico e fisiologico, la trasformazione del cervello nel percorso evolutivo. Queste le tematiche affrontate da Roberto Caminiti, docente del dipartimento di Fisiologia e farmacologia dell'università La Sapienza di Roma, e Paolo Fabene, docente di anatomia e scienze neurologiche dell'ateneo, nell’incontro “L’evoluzione del cervello nelle specie e le sue sorprese”. L'evento è stato coordinato da Raymond Zreick, giornalista di “Focus.it”. A portare il saluto dell’ateneo Corrado Vassanelli, ordinario di cardiologia della facoltà di Medicina e chirurgia.
Trasmissione dell’informazione. Il concetto di tempo necessario per far passare l’informazione da un emisfero all’altro del cervello è stato approfondito da Caminiti. La sua spiegazione si è basata sulle ricerche effettuate su macachi e scimpanzé, che condividono più del 95% del Dna con l’uomo. "Il corpo calloso del cervello è costituito da fibre che dalla corteccia prefrontale vanno da un emisfero all’altro – ha spiegato Caminiti – Queste si differenziano per dimensione e di conseguenza per tempi di trasmissione dell’informazione. Una maggiore quantità di mielina determina un maggiore spessore della fibra nervosa e una maggiore velocità di conduzione del messaggio. Se si tiene conto anche della variabile della loro lunghezza, allora le più veloci sono quelle delle aree motorie, seguite dalle associative e infine dalle visive."
Cervello ed evoluzione. Che cosa afferma la teoria della ricapitolazione di Haeckel? “Lo sviluppo di un essere segue le tappe evolutive della sua specie nel corso dell’evoluzione – ha esordito Fabene – In termini anatomici dire che l’ontogenesi ricapitola la filogenesi è una buona spiegazione della trasformazione subita dal nostro sistema nervoso centrale. Al contrario della credenza di Haeckel, una maggiore evoluzione non si riflette nella maggiore dimensione del cervello; se però si considera il rapporto tra le dimensioni del cervello e del corpo, l’uomo ha l’indice di encefalizzazione più alto."
“Quello che differenzia l’uomo sulla scala evolutiva è la connettività, il numero di sinapsi attivate per neurone – ha concluso Fabene e ha poi lanciato una provocazione finale – Ma una volta raggiunto l’apice della montagna cosa c’è ad aspettarlo?”