Come facciamo a valutare il tempo che passa e quanto siamo precisi nel farlo? Come possiamo gestire lo sforzo fisico nei tempi e nei modi migliori possibili? Di questo si è discusso al Museo civico di Storia naturale nel corso di due incontri in programma per Infinitamente: “Orologi biologici eccellenti” con Paola Cesari, docente della facoltà di Scienze motorie dell’ateneo; e “Mens sana in corpore sano: un cervello d’atleta” nel quale Manfredi Salemme, sportivo amatoriale amante del trekking ha portato la sua testimonianza al pubblico di Infinitamente.
Gli orologi interni. Secondo alcuni studi – ha spiegato Cesari – la nostra percezione del tempo è opera di due “orologi interni”, uno è capace di contare i millisecondi e l'altro i secondi, i minuti e le ore. Il loro funzionamento sembra essere strettamente legato alle nostre abilità motorie e percettive. Prova ne è il fatto che questi orologi diventano sempre meno precisi man mano che, con l'invecchiamento, tali funzioni vengono meno. A partire da questa ipotesi, si è intuito che questi meccanismi potessero essere molto efficienti in coloro che hanno sviluppato abilità particolari, come gli atleti e nei musicisti. Una ricerca ha dimostrato che, in effetti, questa correlazione esiste, ed è molto forte. Queste scoperte aprono la strada ad una prospettiva affascinante, si può lavorare per rendere più precisi i nostri orologi interni stimolando le nostre abilità percettivo-motorie.”
Misurare il tempo per superare la fatica. “Ho lavorato in banca per 32 anni – ha dichiarato Salemme – e poi una volta in pensione ho cominciato a camminare. La natura è stata il mio punto di partenza. Ho percorso a piedi oltre 1500 chilometri e quello che faccio continua ad essere un'esperienza fantastica nella quale ho imparato a piangere perché mi sono sentito veramente accettato dalla natura. Scappo dalla gente per avere il piacere di rincontrare le persone. Di solito non conto i chilometri che percorro, la mia unità di misura è il tempo e il mio obiettivo è quello di camminare almeno dieci ore al giorno. Il mio impegno è nel tempo e lavoro su di esso. È una strategia per superare la fatica, infatti annullo le difficoltà attraverso dando continuamente un ritmo alla mia camminata.
Regolare lo sforzo fisico. “Abbiamo cercato di capire come si può gestire un impegno fisico del genere – ha spiegato Schena, docente della facoltà di Scienze motorie dell’ateneo – e abbiamo analizzato in modo scientifico l'energia spesa minuto per minuto. Salemme ha capacità inaspettata di gestire con autoregolamentazione lo sforzo fisico. È una persona allenata che riesce a gestire il tempo dello sforzo in modo regolare adattando la fatica al tipo di terreno.”