“Sempre connessi, i giovani al tempo di Facebook”. È questo il titolo del convegno che si è tenuto per il ciclo di incontri di Infinitamente al Museo civico di storia naturale. Relatori dell’incontro Enrico Buttitta, Federica Barzi, Teresa Numerico e Rosanna Schiralli. Ha introdotto e moderato l’incontro Roberto Cordeschi.
Facebook: buono o cattivo? I social network, com’è emerso fin dalle primissime battute di questo incontro, hanno una doppia anima. Sono buoni per chi li sa usare con intelligenza e moderazione ma possono diventare pericolosi se messi nelle mani di giovani inesperti. Secondo Buttitta, procuratore della Repubblica al tribunale militare di Verona, sui social network, e soprattutto su facebook, chiunque può godere dell’anonimato o di una realtà virtuale fittizia. Questo aumenterebbe, all’aumentare dell’età, il rischio di entrare in contatto con realtà problematiche. “Secondo alcuni studi è emerso che, in un campione di 10 persone che hanno deciso d’incontrare nel mondo reale qualcuno che abbiano conosciuto su facebook, ben 9 hanno vissuto un’esperienza spiacevole e che non ripeterebbero”. È stato anche dimostrato, però, secondo quanto è emerso dalla relazione di Buttitta, che il numero di amici che la maggior parte degli utenti di facebook colleziona, è proporzionale al numero di frequentazioni che questa persona ha nella vita reale. “Due facce della stessa medaglia dunque – ha evidenziato il procuratore – è compito degli internauti scegliere se stare o meno a questo gioco”. “Facebook è una vetrina in cui ognuno sceglie che cosa far vedere di sé e delle proprie amicizie – ha aggiunto Barzi, dell’università di Verona – bisogna valutarne bene gli effetti per far sì che i social network si sostituiscano alla realtà”.
Quando internet diventa patologico. Saper utilizzare la rete con moderazione, però, non è da tutti. “Le crisi d’astinenza da internet danno i medesimi effetti di quelle da eroina. L’avreste mai immaginato?”, è quanto ha chiarito Schiarelli, psicologa, nel corso del proprio intervento. Sarebbe sempre maggiore il numero di giovani, nativi digitali, incapace di vivere senza il mezzo elettronico. Quando si è abituati a passare la maggior parte della propria giornata di fronte ad un computer, si perde il senso dello scorrere del tempo: le ore sembrano minuti e le giornate passano senza nemmeno rendersi conto che ci sono altri bisogni da soddisfare. “Questo comporta problemi maggiori della semplice perdita di cognizione del tempo che scorre. Ho visto persone che hanno perso la capacità di sublimare le pulsioni. Quando si vive in questo modo, sempre connessi, il tempo collassa e si ricerca la continua soddisfazione delle proprie pulsioni”. Secondo Schiarelli, per trasformare le pulsioni in emozioni bisogna riuscire a proiettarsi nel futuro e, per chi vive avendo sempre davanti lo schermo di un computer, quest’azione diventa quasi impossibile. “Si perde il senso di progettualità”, sono state le lapidarie parole conclusive della psicologa.
Quando internet è una risorsa. C’è chi nella rete e nei social network vede anche, e soprattutto, elementi di positività: è Numerico, ricercatrice all’università di Roma3. “La rete, google, facebook, youtube e molto altro sono un modo per studiare la nostra cultura: chi siamo, chi saremo, cosa ci piace e cosa ci piacerà”, ha detto Numerico. Può essere visto come un valore o, come la maggior parte di noi lo considera, una violazione della privacy degli utenti, ma la rete ci sta tracciando e sta facendo delle nostre scelte attuali i nostri progetti per il futuro. Tramite i nostri profili, che siamo noi stessi ad aggiornare giorno per giorno, il cosiddetto web 2.0 sta studiando che tipo di persone siamo, che tipo di società siamo e sta creando enormi banche dati. “Questo è un bene o un male? – si è chiesta e ha chiesto al pubblico la ricercatrice – Lo scopriremo nei prossimi anni. Ma teniamo presente che c’è un modo molto semplice per non essere tracciati: non usare i social network”.