La musica ha il potere di influenzare la nostra percezione del tempo. Non tanto quello cronologico, quanto piuttosto quello vissuto ed emotivo. La musica è l'arte in grado di suscitare passioni e sentimenti. La musica è anche in grado di modificare la morfologia del cervello, come dimostrato da studi condotti su musicisti professionisti. Alcune aree risultano più grandi e sviluppate, come il cervelletto e l'amigdala, parti fondamentali per il corretto e armonico manifestarsi delle emozioni. All'interno di questi studi, che ruolo hanno la plasticità, la memoria e la musicoterapia? Se è vero che la musica è in grado di estendere e restringere la nostra percezione del tempo durante l'ascolto come nella vita quotidiana, si può definire l'arte dei suoni come arte del tempo? Sono questi i temi dei quali si è discusso al Museo civico di Storia naturale nel corso del convegno “Tempo, musica e cervello” in programma per Infinitamente. Un centinaio di persone ha partecipato all'evento. Marina Bentivoglio, direttore della scuola di dottorato di Scienze, ingegneria e medicina dell’ateneo, ha coordinato l'incontro. Protagonisti e relatori sono stati Markus Ophalders, docente di Estetica e Paolo Battaglini, docente di Fisiologia umana all’università di Trieste.
La musica, tempo delle emozioni. “La musica riflette il nostro senso interiore e il silenzio è un elemento essenziale – ha spiegato Ophalders – I suoni non sono come i dipinti o le sculture, non durano per un tempo illimitato. I suoni finiscono e per questo possono sempre rinascere. La musica quindi ha in sé la potenzialità di cambiamento. Secondo Schopenauer l'arte del tempo è espressione dell'essenza della vita e la musica è tale non perché si consegna al tempo, ma perché lo utilizza e lo trasforma, lo ricompone. Il tempo della musica è un tempo vissuto, composto e determinato dove la musica stessa ha impresso la sua volontà. I movimenti musicali creano un'esperienza e ci fanno vivere in modo più alto e profondo. La musica è simbolo del tempo interiore, delle emozioni, dei sentimenti e delle passioni, ed è per questo che dopo un concerto viviamo in modo più intenso.”
La musica, esercizio per il cervello. Battaglini ha spiegato come la musica è in grado di riempire la nostra mente e plasmare il cervello, “Ascoltare musica fa bene, praticarla ancora di più. Alcuni studi hanno dimostrato che delle aree del cervello sono più sviluppate e più grandi nei musicisti adulti che nei non musicisti. Chi pratica musica ricorre in modo più efficace al coordinamento degli arti usando insieme l'emisfero destro e quello sinistro. Suonare musica è la forma più completa di esercizio per il cervello, per mantenerlo giovane e attivo. La musica è in grado di evocare grandi emozioni dentro di noi proprio per il suo forte legame con la memoria. Alcuni amano pensare al cervello come se fosse un'orchestra: tante parti tutte coordinate tra loro.”