L’università italiana si guarda allo specchio. Poche matricole. Non a Verona però, in controtendenza con il resto del Paese. Questo il dato più significativo della ricerca “Eurostudent”, nella sesta indagine sulle condizioni di vita e studio degli studenti universitari italiani. L’Italia scopre che oggi la popolazione studentesca è più giovane ed eterogenea, che il numero dei laureati aumenta e il tempo dedicato allo studio cresce, che grande valore è attribuito alla laurea come ascensore di mobilità sociale. Questi e altri risultati sono stati presentati con qualche riferimento all’ateneo scaligero da Giovanni Finocchietti, responsabile delle ricerche della Fondazione Rui, curatrice ufficiale del progetto, insieme al direttore generale Antonio Chiveri. Ad introdurre l’incontro Guido Fumagalli, delegato del rettore per l’Internazionalizzazione. La ricerca si è basata su interviste condotte nel 2010 su un campione di 4500 studenti di atenei statali e privati, immatricolati nel 2008-2009 nei corsi di primo e secondo ciclo.
L’ateneo veronese. Fumagalli ha commentato la situazione dell’università di Verona partendo dal contesto generale: “L’ateneo scaligero è in forma e, in controtendenza con i dati nazionali, registra un aumento delle immatricolazioni del 9% in 3 anni, contando inoltre su uno dei servizi Esu più efficienti d’Italia, che nel Nordest riesce a fornire il 100% delle borse di studio agli aventi diritto”. Verona esercita una forte attrazione sulle regioni limitrofe Trentino e Lombardia e ben un quarto degli studenti decide di trasferirsi nella città. Si incrementa inoltre per l’ateneo il numero delle matricole pendolari in mobilità “lunga” provenienti dalle altre regioni. “I dati raccolti sono di importanza vitale per incrementare i servizi diretti agli studenti e ai ricercatori fuori sede”, ha infine concluso.
Gli atenei italiani. “Sul territorio nazionale si registra una riduzione dell’accesso all’università, ma in generale i ragazzi non rinunciano alla formazione, rimandando l’iscrizione e nel frattempo lavorando per fare esperienza e procurarsi le risorse necessarie – ha illustrato Finocchietti a proposito della situazione italiana – Il 38,5% lavora studiando e il 43% ritiene accettabile l’impegno richiesto; il titolo di laurea è ritenuto fondamentale per migliorare la propria condizione sociale. Tuttavia è necessario incrementare i servizi per agevolare il 50,6% di studenti pendolari, spesso costretti dalla poca disponibilità economica a lunghi spostamenti pur di frequentare i corsi. Infine sono ancora gli ostacoli economici più che quelli soggettivi ad influenzare la scelta di non aderire ad un programma di mobilità internazionale, nonostante questa sia in crescita dopo la riforma dell’istruzione”. Gli impatti della crisi economica devono ancora essere rilevati; grande impegno è richiesto al sistema universitario e politico per non lasciare gli studenti soli a fronteggiarla e a pagarne i costi.