A 10 anni dalla sua attivazione, la Facoltà di Scienze Motorie mi ha dato il privilegio di intervenire al conferimento della Laurea “honoris causa” a Cesare Maestri, alpinista di fama internazionale ed appassionato autore di libri dove elementi autobiografici si mescolano indissolubilmente con l'amore per la montagna. Ringrazio dunque il Magnifico Rettore che ha risposto positivamente e con celerità al desiderio che la Facoltà aveva manifestato, ringrazio la dott.ssa Maria Fiorenza Coppari per l'organizzazione della cerimonia e ringrazio anche il prof. Bruno Sanguanini, ex docente del nostro Ateneo che ha suggerito l'onorificenza e che ha curato i contatti.
Questa Laurea in “Scienze delle Attività Motorie e Sportive”, la prima “honoris causa” che la Facoltà di Scienze Motorie assegna, testimonia lo stretto legame esistente tra lo studio del movimento umano e l'alpinismo, attestando l'interesse scientifico per quanto riguarda la locomozione umana, l'arrampicata sportiva, la fisiologia umana di alta quota, l'attività di prestazione in tutte le sue dimensioni, ivi compresi naturalmente gli sport individuali e di squadra e specialità estreme come l'ultramaratona o il Triathlon super lungo (conosciuto come specialità per iron men).
I docenti di Scienze Motorie di Verona hanno sviluppato in questi anni un forte interesse alla ricerca, che riguarda ogni attività di prestazione in tutti gli aspetti collegati, quali resistenza, resilienza, che portano alcuni esseri umani a compiere sfide che ai comuni mortali sembrano a volte impossibili. Cesare Maestri è, in questo contesto, una figura emblematica, che porta con se molte e signficative caratteristiche e valori propri delle Scienze Motorie che, seppur giovani nel contesto accademico, hanno la presunzione di fondere la capacità funzionali del corpo con l'espressione culturale della mente. Ciò è stupendamente racchiuso nell'immagine dell'alpinista che sale con superba maestria motoria e grande umiltà culturale al cospetto dei giganti della natura.
Poche parole tuttavia anche sull'uomo Cesare Maestri, che – come ognuno può vedere dai comunicati stampa – insieme al primo nome porta anche i nomi di Fabio e di Damiano; questi tre nomi uniti ci raccontano anche la sua storia e le sue origini. Ci dicono che è trentino, e ci ricordano un pezzo di storia del nostro paese che le nuove generazioni spesso dimenticano: la storia cioè dell'unificazione Italiana, che termina proprio con l'acquisizione di Trento e del suo territorio grazie anche al sacrificio dei martiri Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa. Io penso che tutto ciò abbia influenzato le scelte di Cesare Maestri, un carattere instancabile, attratto dal fascino della conquista, volto al cimento, e non ultimo all'impegno sociale. Cesare nella sua vita attraversa più volte l'Atlantico, per recarsi in territori lontani, alla conquista di montagne “impossibili”, le studia (quando ancora non esisteva il GPS), si mette in gioco, e la sua tenacia alla fine lo premia.
Cosa insegna dunque ai giovani ed oggi in particolare agli studenti di Scienze Motorie impeganti nello studio ed anche nella affermazione di una disciplina scientifica che in Italia è spesso bistrattata? Egli insegna che la vita è una continua lotta per l'ascesa, prima con se stessi e poi con il mondo circostante. Insegna che con la volontà si può raggiungere ogni traguardo, ci testimonia con la sua vita (come scriveva Camus) che “anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo” Ci ricorda che “non esistono montagne impossibili ma solo uomini che non sono capaci di scalarle”. Cesare è un innovatore, nel 1970 alla sua seconda scalata del Torre, usa scarponi di plastica con interno di pelliccia, indumenti termici mutuati da esperienze spaziali; nella sua “nuova” via al Torre individua soluzioni “tecniche” per risolvere problemi “tecnici”, ed ancora oggi restiamo increduli di fronte al coraggio ed all'impegno al limite della resistenza umana necessari per arrivare in vetta. In qualche modo quindi è stato un docente di “scienze motorie ante litteram” che ha coniugato in sè l'allenamento fisico, la performance con lo sviluppo di nuova tecnologia senza dimenticare, raggiunta l'età in cui all'azione si preferisce anteporre la riflessione, di documentare in pagine di rara bellezza le emozioni ed i pensieri di tanta vita di montagna.
Cesare Maestri nasce in una piccola città circondata in ogni sua parte da montagne, alcune delle quali con pareti ripide, una di queste è la Paganella, questa bella piega sinclinale che si affaccia sulla valle dell'Adige ora impreziosita da vigneti, è l'equivalente del “Half Dome” che si sporge su Yosemite Valley in California. La sua prima esperienza alpinistica riguarda dunque la Paganella, poi prosegue sempre verso ovest, come fosse la nuova frontiera del west americano, alla Paganella segue la parete del Croz dell'Altissimo, una muraglia che si eleva per circa 900 m. di altezza, e poi le varie cime della dorsale dolomitica di Brenta. Come novello Odisseo, dopo aver scalato le più importanti cime dolomitiche, supera le Colonne di Ercole e compie “l'impresa impossibile”, la scalata al Torre nella Patagonia Argentina. Qual è dunque l'insegnamento che Cesare Maestri lascia alle nuove generazioni di tutto il mondo ed all'umanità intera? Come direbbero gli anglosassoni “never give up”, mai rassegnarsi, e quando ci si trova di fronte ad una parete di granito per di più liscia e a prova di chiodi, saper osare, anche ricorrendo a tecniche che anticipando i tempi, permettono di superare gli ostacoli giudicati “impossibili”.
di Carlo Morandi, preside della facoltà di Scienze Motorie