“Il fumo uccide”. Lo leggiamo tutti i giorni sui pacchetti di sigarette. Eppure milioni di fumatori continuano a fumare, e a morire. Nonostante sia possibile evitarlo. L’università di Verona e la Repubblica del Sudan uniscono le forze nella lotta al fumo, avviando una collaborazione scientifica che vedrà protagonista il laboratorio di Neuropsicofarmacologia, diretto da Cristiano Chiamulera, docente di Sanità pubblica e Medicina di comunità. La cooperazione è iniziata il 31 maggio, giornata mondiale senza tabacco promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità e diventa così un’occasione per riflettere sull’impatto nocivo del fumo sulla salute.
Il progetto diretto da Chiamulera. Il 31 maggio ha preso il via lo studio sulle dipendenze del laboratorio Neuropsilab dell’ateneo scaligero a supporto degli interventi anti-tabagismo del Federal ministry of health della Repubblica del Sudan. Il progetto, denominato “Research for practice in smoking cessation” consiste nell’attività di valutazione del grado di dipendenza, tramite vari tipi di indagini psicometriche e strumentali, che verrà effettuata sui fumatori afferenti ai centri per la cessazione da fumo di Karthoum, in Sudan. L’attività di ricerca sarà svolta da Nazeema Sheerin Muthukaruppasamy, ricercatrice del laboratorio e dottoranda della Scuola di scienze biomediche traslazionali. “Con molto piacere annuncio l’inizio della collaborazione tra il laboratorio che dirigo e il ministero della Salute del Sudan – ha informato Chiamulera – Ritengo che gli investimenti in ricerca debbano quando possibile essere estesi anche alla pratica, in particolar modo a supporto di realtà geopolitiche ad alta criticità”.
Il punto della ricerca scientifica dell’Università di Verona. La lotta contro il fumo è un tema molto caro all’università di Verona, che ha investito molte risorse nel campo della ricerca in questo settore. Gli studi nell’ambito delle neuroscienze condotti fino ad ora dal gruppo di ricerca coordinato da Chiamulera studiano gli effetti dei farmaci che normalizzano il funzionamento della corteccia prefrontale e che potrebbero aiutare il fumatore a relazionarsi con le tentazioni che vengono dall’ambiente, con un forte rischio di ricaduta. Questi studi vengono portati avanti in stretta collaborazione con il Centro antifumo del Policlinico di Borgo Roma diretto da Fabio Lugoboni. Le attività di prevenzione psicosociali sono utili, ma la ricerca sui meccanismi biologici e gli interventi mirati con base scientifica sono fondamentali per migliorare e complementare l’efficacia della disassuefazione.
Una giornata per dire no al fumo. Il 31 maggio tutto il mondo ha riflettuto sulle 6 milioni di vittime che il fumo provoca ogni anno e dice basta. Se qualcosa non cambierà, entro il 2030 il fumo potrebbe uccidere 8 milioni di persone. Il tema di quest’anno, trattato in due giornate, è incentrato su “Le interferenze dell'industria del tabacco”, con lo scopo di rendere noti gli interventi dell’industria del tabacco per ostacolare le iniziative di contrasto al tabagismo.