Quando si studia e si restaura un’opera d'arte, l’applicazione di sofisticate tecniche ottiche permette di analizzare l’opera in modo completamente non invasivo e di ottenere informazioni sugli strati nascosti, sulla natura dei pigmenti, e su altri dettagli o difetti invisibili all’occhio nudo. La ricerca e la messa a punto di nuove metodologie diagnostiche si rivela cruciale.
Un team di ricercatori italiani dell’Università di Verona (Claudia Daffara), dell’Università dell’Aquila (Domenica Paoletti e Dario Ambrosini) e dell’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Luca Pezzati) ha recentemente presentato sulla prestigiosa rivista internazionale Optics Express una nuova tecnica ottica per l’analisi delle opere d’arte.
La ricerca è stata illustrata da Carlo Combi direttore del Dipartimento di Informatica, Francesca Monti, docente di Fisica sperimentale e Claudia Daffara, ricercatrice di Fisica applicata dell’Università di Verona.
Il risultato raggiunto è il frutto della collaborazione tra gli istituti scientifici e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, un’eccellenza internazionale nel campo del restauro delle opere d’arte. Il lavoro sta suscitando molto interesse nella comunità scientifica internazionale ed è stato citato dallo Smithsonian, da New Scientist, dallo Stanford Photonics Center per il suo carattere innovativo e, soprattutto, per la sua potenzialità.
La nuova tecnica, chiamata “Thermal Quasi-Reflectography” mappa la radiazione del Medio Infrarosso nell’intervallo da 3 a 5 micron riflessa dalle superfici pittoriche ed è in grado di evidenziare differenze tra i materiali pittorici e le tecniche di esecuzione che i metodi di indagine attualmente disponibili non sono sempre in grado di vedere.
Nella tradizionale tecnica termografica si utilizza radiazione emessa dalle superfici per ottenere una mappa di temperature dalla quale si ottengono informazioni sulla struttura interna dell’opera, come difetti o crepe.
Nella “Thermal Quasi Reflectography”, al contrario, si utilizza una termocamera per misurare la parte di radiazione termica riflessa, non si mappa la temperatura, e si ottengono informazioni sulla natura dei materiali nella superficie pittorica. In particolare, l’utilizzo della radiazione nel Medio Infrarosso si rivela cruciale nello studio degli affreschi, dove le tradizionali tecniche di imaging, basate sulla radiazione nel Vicino Infrarosso (sotto i 2,5 micron) sono meno efficaci.
La Thermal Quasi-Reflectography è stata dimostrata su modelli di affreschi, in collaborazione con il Settore Restauro Pitture Murali dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e su due capolavori dell’arte rinascimentale: gli affreschi degli Zavattari, nella Cappella di Teodolinda del Duomo di Monza e la Resurrezione di Piero della Francesca, nel Museo Civico di Sansepolcro.
L’idea nasce dalla sinergia di gruppi di ricerca italiani al vertice nei loro settori. Il gruppo del dell’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Università di Verona vanta una leadership decennale, a livello internazionale, nella riflettografia infrarossa, la tecnica in grado di “vedere” gli strati nascosti dei dipinti, evidenziando parti perdute, rifacimenti e firme nascoste.
Il gruppo di ricerca aquilano è, da più di 30 anni, uno dei massimi riferimenti internazionali per la diagnostica non distruttiva delle opere d’arte, attivamente e fortemente impegnato anche nella fase di ricostruzione e recupero della città dell’Aquila e del suo patrimonio artistico.
Verona partecipa attivamente alla valorizzazione di questa ricerca grazie ai progetti del laboratorio di ottica del Dipartimento di Informatica che, tra le linee di ricerca ha quella della Fisica applicata ai Beni Culturali.
RIFERIMENTO RIVISTA:
Thermal quasi-reflectography: a new imaging tool in art conservation, C. Daffara, D. Ambrosini, L. Pezzati, D. Paoletti, Optics Express, Vol. 20 (13), pp. 14746-14753 (2012)