Scoperta la proteina che può curare il Parkinson attraverso la protezione dei mitocondri. Si chiama c-Rel e difende i mitocondri cerebrali dai danni che i radicali liberi arrecano alle strutture della cellula scatenando la malattia di Parkinson. A scoprirla un team di ricercatori dell’Università di Brescia in collaborazione con un gruppo di ricerca internazionale formato dalle Università di Verona, Cagliari, Cambridge e Cornell University di New York.
La sperimentazione pubblicata su Brain I risultati della ricerca, progettata e coordinata da Marina Pizzi e PierFranco Spano dell’ateneo Bresciano, sono stati pubblicati sulla rivista inglese Brain. Il lavoro dimostra che c-Rel, la proteina presente nei nuclei di tutte le nostre cellule, ha un ruolo centrale nello sviluppo della malattia di Parkinson. Essa agisce attivando l’espressione di fattori capaci di proteggere i mitocondri dai radicali liberi e consentente loro di continuare a produrre energia. Lo studio dimostra, infatti, che se c-Rel non funziona, con l’invecchiamento compaiono: ridotta produzione di dopamina cerebrale, difficoltà nel mantenere la postura, rallentamento, rigidità e compromissione della coordinazione motoria. Tutti i principali sintomi della malattia di Parkinson.
Il team veronese A coordinare il gruppo scaligero Paolo Francesco Fabene, neuroscienziato della Sezione di Anatomia Umana del dipartimento di Scienze Neurologiche, Neuropsicologiche, Morfologiche e Motorie diretto da Antonio Fiaschi. “La ricerca – spiega Fabene – ha avuto come obiettivo lo studio del ruolo di della proteina c-Rel su alcuni topi di 18 mesi, età che corrisponde ai nostri 60 anni. Abbiamo dimostrato che nell’animale in cui le funzioni di c-Rel vengono bloccate si sviluppano i sintomi della malattia e che i sintomi di questi topolini migliorano con il trattamento farmacologico a base di L-Dopa così come accade nei nostri anziani.”
L’unità di Verona, composta anche da Giuseppe Bertini, e da Michele Pellitteri, ha dimostrato gli effetti positivi del trattamento con L-Dopa (il più potente mezzo terapico ad oggi a disposizione contro il morbo di Parkinson, precursore della dopamina che, a differenza di quest'ultima, supera agevolmente la barriera ematoencefalica) sulle capacità locomotorie dei topi mutati grazie all’impiego di strumentazioni sofisticate e tecnologie innovative.
Le prospettive“Partendo da questo assunto – aggiunge Fabene – il gruppo di ricerca dell’Università di Brescia si è posto l’obiettivo di capire se e come una strategia farmacologica efficace possa promuovere l’attivazione della proteina c-Rel. Il gruppo di ricerca coordinato dalla prof.ssa Pizzi ha già identificato, in studi precedenti, alcune molecole con queste proprietà, dotate di notevole attività neuroprotettiva nei topolini. Per tutta la squadra che da anni lavora al progetto, la sfida più grande è definire le caratteristiche di questi farmaci ed arrivare presto alle terapie utili per la cura dei pazienti.”