Seconda giornata del nuovo anno accademico dell’Associatìon Universitaire Francophone. Michelangelo Bellinetti, giornalista e scrittore ha tenuto alla Banca Popolare di Verona, una conferenza su “Il giornalismo di ieri e i giornalismi di oggi: tecnologia e informazione”. L’evento è stata l’occasione per un vero e proprio excursus storico del giornalismo che sempre più si presenta come una professione in continuo cambiamento. Ha introdotto l’incontro Annarosa Poli, presidente dell’Associatìon Universitaire Francophone.
Il giornalismo moderno. Il quadro storico presentato da Bellinetti inizia con la Rivoluzione francese, punto di svolta in cui si crea la pubblica opinione. Se prima l’informazione circolava solo in strette cerchie d’èlite ora le notizie rompono questo schema e diventano appannaggio di una popolazione più vasta. Ci si rivolge alla gente comune che comincia a rispecchiarsi in una nuova forma di giornalismo polemico in cui lo stile esibizionistico e ampolloso vede presto il suo tramonto. “I giornali clandestini e di dibattito risvegliano gli animi e portano un’ondata di freschezza nell’Italia dell’800 – ha raccontato Bellinetti – in cui però le testate si trasformano facilmente in espressione del potere”. Una sorta di voci passive in un panorama sempre più attivo e dinamico.
Un giornalismo nuovo. Con i primi del Novecento nasce invece un giornalismo ideologico, innovativo e del tutto diverso da quello dei secoli passati. Mussolini introduce la gerarchia delle notizie e l’articolo di fondo e impronta la stampa a portavoce di interessi personali e politici. “In questo periodo la stampa libera è soffocata e ben presto sopraffatta oltre che dalla censura anche dall’avvento della radio – ha spiegato Bellinetti – strumento chiave del regime del Duce e primo fenomeno di massa del ventesimo secolo”. Con la fine della seconda guerra mondiale il giornalismo italiano intravede però una ventata di novità. “Un esempio su tutti si può individuare ne “Il Giorno”, il quotidiano che, voluto dal Presidente dell’Eni Enrico Mattei, si avvale dell’uso delle immagine e dei colori”. Si apre un nuovo capitolo e una nuova logica sensazionale delle notizie a cui si affianca poco dopo la televisione, presto denominata “la fabbrica del consenso”. La svolta arriva infine nella seconda metà degli anni 70, quando uno dei figli di Mondadori importa a Padova, dall’America, uno dei primi prototipi del computer. La svolta è epocale e le redazioni dei giornali adottano da subito lo strumento che apporta ben presto modifiche radicali. I tempi di realizzazione si restringono e le logiche produttive vedono un’improvvisa accelerazione. Il passo verso la nascita e la diffusione della Rete è breve e vede un giornalismo in espansione e tuttora in continua rivoluzione. Un giornalismo mai visto prima.